La terra rossa cede il passo alla pietra illuminata dal sole di una giornata di ottobre, tra le stradine contorte interruzioni di palazzi.
Il basolato amplifica il rumore dei passi delle comitive dei tanti visitatori in questo centro in provincia di Taranto che sa guardare fino al mare ed andare oltre l’azzurro per sognare un nuovo futuro che non dimentichi il passato. Manduria, le mura megalitiche e il ghetto ebraico, città da conquistare e dominare. Le sue chiese come atti di fede, i suoi palazzi come manifestazioni di ritrovate ricchezze. E il suo calvario arte attuale da preservare.
Come un lento intrecciarsi di linee verticali ed orizzontali cosi questa cittadina allunga la sua ombra sulla pianura dove le rette dei filari di Primitivo si interrompono dinanzi ai mandorli. Sono altri i profumi che si intersecano tra i passi dei ragazzi nel giorno prima di una festa, mascherati scivolano tra un locale e un altro e non hanno scherzi da proporre se non inseguire se stessi lungo i meandri di una felice spensieratezza.
Un palazzo impreziosito da decorazioni barocche sfida con la sua elaborata arte scultorea l’essenzialità della facciata di una sobria nobile dimora.
Manduria, elegante e raffinata, conserva i tratti di una ricchezza che non è mai stata presuntuoso dominio. Di là verso il mare San Pietro in Bevagna, Torre Borraco e Torre Colimena delimitano improbabili invasioni.
Un turista cerca il museo della civiltà del vino, e qui tutto profuma di una intensa vitalità, scorre il tempo come se un vecchio orologio non conoscesse bene i meccanismi e lasciasse le ruote dentate incontrarsi di continuo.
Attraversando la porta in questo paese ci si lascia alle spalle il bagaglio dei pensieri neri, qui prevale il rosso.