A volerla fu Federico II. La posa della prima pietra nel 1232. Parzialmente distrutta, forse per un terremoto, venne ricostruita nel 1316.
Da allora lungo oltre 700 anni, ha subito interventi, modifiche, aggiustamenti. Oggi si presenta nel suo spettacolare candore esterno, i due imponenti campanili, a caratterizzarne la facciata, stagliati nel cielo azzurro.
Austera, armoniosa ed elegante la Cattedrale di Altamura sorprende per la cura che gli uomini hanno di lei. Le navate, tre, pulite si contrappongono al tetto ligneo delicatamente dipinto. La luce delle finestre laterali gioca con quella del rosone trecentesco a 15 raggi. Ed è una vera fortuna che si possa salire ad ammirarlo da vicino, nella sua spettacolare bellezza. Potresti avere un capogiro di fronte alla sapienza e alla precisione di così imponente opera, oggi che sei costretto a camminare in inutili lunghi corridoi di altrettanti inutili palazzi in cui gli appartamenti son gabbie per regalare bruttezza.
Ed è questo che il passato ci regala: bellezza da contrapporre alle brutture quotidiane, alla cementificazione selvaggia che sottrae terreno anziché pietre da innalzare al cielo. La cattedrale, una delle poche opere sacre volute da Federico II, presenta Altamura ai visitatori restituendo un passato ricco di visioni. Non la logica del tutto subito ma quella di pietra su pietra per produrre bellezza degna di essere ammirata.
La Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, regala gioielli architettonici e scultorei di epoche diverse: dal Coro intarsiato del 1543 al pulpito cinquecentesco in legno scolpito; dall’acquasantiera in marmo del 1735 all’altare maggiore del 1793.
Dodici le cappelle, sei per navata, e nella dodicesima il presepe in pietra dipinta, realizzato non si sa da chi su commissione del prete Jacobuzio de Cobutiis. Tre scene su altrettanti piani: nella parte in alto i magi, nella parte intermedia l’annuncio ai pastori, e in basso la natività.
Nella parte sopraelevata della Cattedrale, nei matronei, i loggioni che si sviluppano sopra le navate, trova sede il museo che propone pergamene e abiti, paramenti e calici e la possibilità di uscire sui loggioni esterni per ammirare la piazza dominata dalla bellezza del ricchissimo portale e dalla porta angioina.
Bellezza, ricordano i due maestosi leoni in pietra del 1533. Bellezza da custodire, da proteggere, prima che scenda il buio della ottusità.