Passeggiare per le strade di Roma, sotto un cielo di nuvole leggere che vietano alla luna di farsi vedere e ritrovarsi dinanzi una fontana.
Trevi, l’acqua non c’è e neanche i turisti in delirio chiassoso nel gesto rituale di tirare una moneta, pegno per un certo ritorno. Una piccola vasca accoglie ciò che resta del rito e lo trasforma in atto dovuto esaltandone il solo valore economico. Sulla passerella allestita per consentire ai turisti di ammirare l’opera architettonica da vicino, il tempo per una foto è un attimo, un selfie, una diretta social, manca l’acqua e il ricordo di Anita Ekberg ne La dolce vita di Fellini, “Marcello come here” sbiadisce, perde i contorni, quasi i suoni. E solo ora capisci cosa manca in piazza e nelle strade che ad essa conducono: il rumore dell’acqua. Quel suono che le voci dei frequentatori non riuscivano a coprire nonostante gli sforzi e le urla. La fontana di Trevi è avvolta in uno strano silenzio, strano per chi ne conosceva il canto. Tutto appare grigio, vuoto, le persone una rapida apparizione. Quanto manca l’acqua e il suo fragore.
La scogliera rocciosa è ben visibile dalla passerella provvisoria e Oceano nella sua nicchia non può nascondere dettagli muscolari e non possono farlo i due cavalli alati, agitato e placido a ricordare due espressioni del mare che qui è protagonista. Tutto è ben visibile allo sguardo attento, anche se forzatamente rapido, nessun dettaglio sfugge, l’acqua assente non può distrarre. Un gatto grigio in cerca di cibo miagola inaspettatamente. Nel silenzio inusuale di Fontana di Trevi, Roma appare solitaria.