In un ottobre insolitamente caldo, in un giorno in cui tutto si vuole dimenticare, non resta che andare al mare, respirare lentamente. Sale.
Le dune sabbiose e verdeggianti nascondono l’azzurro, celano fino all’ultimo la distesa d’acqua che invita ad entrare. La sabbia sottile solletica i piedi scalzi, sul bagnasciuga ciottoli levigati, un vetro verde regala magie da smeraldo. Non hanno spigoli questi sassi, il tempo li ha segnati, preferiscono linee curve a rette improbabili. Sul tratto di spiaggia di San Pietro in Bevagna, nel comune di Manduria, l’orizzonte è linea che si perde a destra e manca da improvvise lingue di sabbia dorata, tra la foce di un fiume, Chidro, e un’altra.
Nessuno, in questo giovedì, in acqua. In lontananza due ragazzi, jeans arrotolati alle caviglie, affondano i piedi nella rena per poi sollevarla al vento. Il mare chiama, lo fa con voce dolce, un sussurro quasi, una piccola onda e la sua inconsistente risacca, il suono alle orecchie è un “vieni”. Impossibile resistere, non lasciarsi cullare e improvvisare una nuotata, bracciata dopo bracciata. Il sole alto all’orizzonte riscalda la fronte, mentre un gabbiano attraversa il cielo limpido.
Quindici chilometri di costa, qui e lì affiorano delle rocce ad interrompere il litorale sabbioso. Giallo, verde, azzurro, i colori di questi luoghi e tutte le sfumature possibili. Il bianco si riempie e non teme il buio, non teme il nero. Tavolozza da cui attingere per le tele del domani.
Il desiderio di restare qui prende spazio nella mente che si sfolla dalle inquietudini del vissuto. Restare come ancora di salvezza, di felicità.