Pane & Acqua

Polpo alla gallipolina, sapore di mare

Polpo alla gallipolina, sapore di mare

Preferiva mimetizzarsi sui fondali sabbiosi e tra le rocce, i tentacoli pronti a catturare la preda, lui che viveva in mare sognando abissi.

Nuove esplorazioni, nuove prede, nuovi compagni da osservare, facendo attenzione al sopraggiungere del pericolo. Quel giorno di luglio si era distratto, un attimo, il tempo di una scia rapida sull’acqua, una moto e due giovani a sfidare la velocità. Non aveva visto arrivare Pietro il vecchio pescatore della città, una distrazione ed era finito rapidamente nella rete. Sapeva che la sua fine era prossima, si congedò dal mare, dall’infinito che per lui d’un tratto era diventato stretto, esiguo come il tempo rimasto. Non ebbe modo di cercare il sole, Pietro lo aveva finito con un rapido gesto. Stefano attendeva il nonno e il suo bottino sottratto al mare, sottratto alla vita, per riempire pance da lasciar poi riposare nella canicola pomeridiana, nell’ora in cui tutto diviene silenzio interrotto dal canto delle cicale, dove l’aria è torrida, la terra arsa, il sale brucia.

Pietro pulì il mollusco cefalopede con gesti rapidi, allenati, e con Stefano tornò a casa. Lasciò il pescato all’amico Guido per la vendita, ma non il polpo il suo pasto del giorno. In una casseruola mise a bollire l’acqua, e poi vi immerse il polpo, una, due, tre volte, i tentacoli si arricciarono. In una pentola mise dell’olio, poi cipolla a soffriggere, ancora pomodori, basilico, menta, sale e pepe e poi ci adagiò con un gesto amorevole il moscardino. Venti minuti e il pranzo  era pronto. Stefano aveva bagnato una frisa da inzuppare nel brodetto per accompagnare sua maestà polpo alla gallipolina. Tra cipolle e pomodori, il mare.

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