Visioni d'insieme

Dove nasce la bellezza

Dove nasce la bellezza

Einstein nel 1935 scrisse sul New York Times il necrologio della matematica Amalie Emmy Noether.

“La matematica pura è, a suo modo, la poesia delle idee logiche”.
Con una manciata di parole rispose ad una delle domande che ha animato il Novecento: La matematica può essere bella?

Deve, è stata l’implicita risposta di Einstein.

Quando fu chiesto a Paul Dirac, il fisico dell’equazione dell’amore, di commentare la teoria della relatività di Einstein, il fisico disse “È la sua grande bellezza matematica a renderla così accettabile per i fisici”.

Bellezza che nel caso di Einstein è armonia tra matematica e natura.

E fu sempre Dirac che interrogato sugli sviluppi della elettrodinamica quantistica rispose “Avrei potuto pensare che le nuove idee fossero corrette se non fossero così brutte”. A porgli la domanda fu Freeman Dyson, fisico e matematico con il cruccio anche lui della bellezza che era solito dire “Perché un elettrone dovrebbe preferire un’equazione bella a una brutta?”.

E quindi allargando il concetto: perché il mondo dovrebbe muoversi su una direttrice brutta piuttosto che bella? Non ha senso, almeno in natura. La bruttezza è una forzatura dell’uomo.

Come sarebbe spiegare la bellezza.

Il matematico Paul Erdős disse “Perché i numeri sono belli? È come chiedere perché la Nona Sinfonia di Beethoven sia bella. Se tu non capisci il perché, non te lo può dire qualcun altro. Io so che i numeri sono belli. Se non fossero belli niente lo sarebbe”.

Quando Eulero ha scritto la sua famosa identità (1+e elevato a iπ = 0), considerata universalmente l’equazione più attraente di tutte, ha spiegato il senso del mondo, ha preso tre variabili assolutamente indipendenti l’una dall’altro ed egualmente potenti e ha trovato tra loro un legame.

Nessuno è un’isola, neanche il pigreco.

I grandi fisici e matematici del Novecento sono fuori dal tempo? Incapaci di comprendere le dinamiche moderne, dove la bellezza e l’armonia non hanno spazio?

In risposta viene il presente, nelle parole del neuroscienziato Bevil Conway, del Wellesley College di Wellesley, nel Massachussets che commentando gli studi fatti tramite risonanza magnetica per spiegare cosa sia la bellezza e come il cervello risponde in sua presenza  “L'uso disinvolto di questo termine negli studi sulla  fMRI dimostra un'ignoranza riguardo alla storia della grande riflessione filosofica sulla bellezza, che ha lasciato pochi dubbi sulla impossibilità di rinchiudere il concetto in una scatola”.

A chi ha un pensiero tanto debole da indursi a crederlo, risponde infine il matematico russo, classe 1968, attualmente professore a Berkeley, Edward Frenkel “Esiste un mondo segreto, un universo parallelo fatto di eleganza e bellezza, intrecciato in modi complessi con il nostro. È il mondo della matematica, invisibile alla maggior parte di noi”.

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