Una lente d’ingrandimento al posto degli occhi per catturare ogni più piccolo particolare ed elevarlo a segno distintivo di persone, epoche, luoghi, modi di essere.
Brunetta Mateldi disegna come i bambini per dare una forma a ciò che la circonda. Disegna moltissimo nella sua carriera, per riviste, quotidiani, albi illustrati, è stata scenografa e costumista, ha disegnati i manifesti per Olivetti, Marzotto e Rinascente. Sempre con un pennello o una matita in mano.
“Le mie mani, la mia mente non sono mai state inattive. Ho molto letto, studiato, guardato, ascoltato. Io sono fatta di poesia e pazienza” dirà di sé.
Piccola di statura, grandi occhi verdi, sempre su tacchi altissimi e un cappello, sua estrosa, immaginifica creazione.
Sposa nel 1930 Filiberto Mateldi, scenografo, pittore, caricaturista, tra i pionieri del Corriere dei Piccoli, ed entra così nel mondo dell’editoria.
La scrittrice Camilla Cederna le riconosce “un segno secco e ironico, la precisione nel cogliere il lato ridicolo”, diventano amiche e nasce un sodalizio lavorativo che durerà negli anni, firmano a quattro mani la celebre rubrica Il lato debole su L’Espresso un ritratto della Milano da bere, dal ’57 al ’76.
Disegna molto per la moda, Chanel, Dior, Balmain, Lanvin, Balenciaga, Paul Poiret, tutti la amano e vogliono i suoi disegni. Pierre Cardin di lei disse “Non è solo un’interprete della moda, la ricrea genialmente”, cura una sua mostra nel suo Espace. Lavora con Irene Brin a La settimana Incom negli anni del dopoguerra. Carmel Snow, direttrice di Harper’s Bazar la chiama a lavorare con lei “perché non c’è sulla piazza più geniale interprete di Brunetta”.
Diana Vreeland la chiama a sé, ma New York è troppo lontana da quel letto in cui riposa il marito malato. Rinuncia ad una carriera internazionale, ma se lei non va per il mondo, il mondo va da lei.
Orio Vergani di lei ha scritto: “Il disegno e la pittura sono in lei istinto. Disegnerebbe con la cenere della sigaretta o con il dito intinto nel fard. Dipingerebbe con la polvere delle ali delle farfalle. Ma l’istinto conta assai poco se non lo guida un sentimento, il quale non è la cosiddetta sensibilità o un movimento del cuore. Il sentimento è la nostra capacità di misurare la vita, non come il disegno misura matematicamente una pupilla, una mano, un braccio, ma la vita, il fluido di quella pupilla, di quella mano, di quel braccio. Ed ecco nascere i disegni e gli acquerelli di Brunetta che non sono ‘disegni di donne’ o crudi riferimenti alla moda, ma storie di donne, racconto di un’ora di femminilità, con tutto il mistero delle sue civetterie e delle sue melanconie”.
Dice no a New York, ma sì a Valentino Bompiani che le chiede di illustrare la collana I libri d’acciaio.
Nel 1969 Leonardo Vergani scrisse “Brunetta ha registrato tutto [..] è stata come un pazientissimo Fabre alle prese con i suoi insetti, con un’attenzione curiosa, con un briciolo di ironia, persino con allegria. [..] Non ha perso una battuta. Non ha dimenticato una metamorfosi. II mondo della moda è pieno di estro e di fantasia. Ma ci vuole una grossa dote poetica – quella di Brunetta – per sintetizzarlo, per farlo arrivare dappertutto. Brunetta è specializzata in disegni di moda. Avrebbe però potuto, con la stessa bravura, far qualsiasi altra cosa. La moda per lei non è che un pretesto per raccontare”.
Lei semplifica e dice “le mie sono annotazioni”.