Non c’è silenzio, sarà il frusciare leggero dei tessuti che si sfiorano o il passo pesante di chi ha macinato chilometri sui sanpietrini.
E poi un vociare silenzioso di attesa, il rumore di una moneta di un euro in una fessura, una breve caduta verso altre monete, per accendere una candela al santo cui votarsi. Nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, a Roma, la finzione cede il passo alla costruzione di un’altra realtà, all’ipotetica verità si contrappone il dogma della “fede” moderna, social. E un euro è il prezzo di un riflesso in cui la comparsa è protagonista.
Maestosa, imponente, l’interno regala sorprendenti visioni prospettiche, illusorie, negli affreschi di Andrea Pozzo del 1685. La volta è un secondo tempio ben visibile nella sua architettura simulata da un punto preciso della chiesa, in una luce aurea la raffigurazione della Gloria di sant’Ignazio. Ed ancora con un nuovo gioco di prospettiva l’artista crea una finta cupola attraverso la pittura. L’artista attraverso l’effetto prospettico fa sembrare la parete dell’abside del presbiterio poligonale, mentre nella realtà è concava. Giochi di linee e di vie di fughe che creano visioni da studiare, illusioni di architetture inesistenti. L’altare dedicato a san Luigi Gonzaga , con le allegorie della penitenza e della purezza, distraggono dall’urna in lapislazzuli contenente i resti del santo.
Nonostante non ci sia silenzio, entrare nella chiesa è come entrare in un’altra dimensione, in cui la pittura regala scenari da scoprire, dettagli da studiare, finestre su visioni da cercare. Come se la realtà fosse un’altra rispetto quella che si vede, come se ci fosse altro, come se il caso non esistesse ma facesse parte di una costruzione più ampia, voluta, determinata, proposta, costruita. Teorizzata e restituita alla realtà.