La piccola striscia di sabbia dell’insenatura di una costa di bassi scogli è finalmente vuota, i bambini hanno smesso di gridare festosi.
Sono tutti andati via nell’ora in cui il sole smette di essere bollente e sopraggiunge il momento in cui il mare è più caldo del brivido freddo che ti aspetta per asciugarti. Hai preso il telo dalla tua Note, lei che ha tutto il necessario per qualunque occasione nell’ampio porta bagagli, hai ripiegato jeans e maglia e ti sei tuffata per una lunga nuotata in solitudine nell’immensità. Mentre il cielo si colora di rosso e viola, e il mare suo specchio ne restituisce colori più chiari, osservi Torre Squillace in tutto il suo splendore. L’hai appena visitata, hai salito i gradini stretti della scalinata per raggiunger l’entrata. È cambiata negli ultimi anni, l’uomo è intervenuto a pulire il degrado di altri decenni. Lei, la torre, del 1570, non dimostra la sua età, fiera, tra scogli e sabbia, osserva l’orizzonte, nessuna nave nemica, non più. La base quadrata con tronco piramidale, due piani, un pozzo, la grande sala a volta a botte, il camino, niente occorre più per la difesa. La cornice merlata a beccatelli, la lunga scalinata poggiante su archi. Natura selvaggia intorno, con il muretto a secco che ha ceduto qualche masso. Sarebbe incantevole vivere qui, nella marina settentrionale del comune di Nardò, qui in questa torre.
Qualche nuvola grigia vorrebbe catturare lo sguardo che va oltre Torre Squillace, va all’oro, luce abbagliante come uno squarcio in questa vastità. Un polpo si mimetizza tra sabbia e masso, ora che il fondo è grigio, che ha perso colore. È tempo di uscire, percorrere i metri insabbiandosi i piedi, giungere all’auto, doccia d’acqua calda dalle bottiglie di emergenza, ti rivesti velocemente, i capelli bagnati. Riparti, il sole è svanito oltre l’orizzonte, giunge la sera, le strade si animano di persone pronte per la cena. Vorresti una pizza fritta, con Nutella, a pochi chilometri da qui, oltre Porto Selvaggio. Il tempo di ingranare la quinta e sparare l’aria condizionata. Non è che un sogno d’estate, che verrà. Ancora.