Il sole, come luce debole e lieve nei mesi invernali, regala poche ore di presenza cedendo spazio alla notte silenziosa e fredda.
Tra le quattordici isole edificate il lago Mälaren cerca di distinguersi dal mar Baltico, non riuscendosi, e si unisce a lui come acqua che cerca se stessa separando componenti salate. Sulla costa orientale della Svezia la capitale Stoccolma regala visioni di trasparenza. Nel golfo dei Cavalieri, Riddarfjärden, Gamla Stan, il centro storico della città le cui prime tracce risalgono al 1252. Ad unire le isole i ponti da attraversare come tratti di unione tra terre emerse dove impossibile è pensare di non guardare l’acqua che sotto osserva il cielo e attende il buio come una carezza.
Le chiese in stile barocco o gotico, cattoliche o luterane, aprono le porte ai fedeli e ai turisti. Nella chiesa grande, Storkyrkan, cattedrale luterana i sovrani di Svezia ricevono la corona. Nel palazzo reale, Stockholms slott, regna il barocco e qui risiedono ufficialmente re e regina. Nel municipio della città ogni anno il rito di consegna del premio Nobel.
Lago, mare, terra emersa, freddo pungente in dicembre, avanzare per le strade e poi trovare ristoro e calore in una vecchia serra, il fuoco di una stufa a donare calore alle gite prima di tornare fuori, per nuove esplorazioni.
Il tramonto arriva presto in questa latitudine, la sera regala cieli stellati e vie deserte. I palazzi illuminati, riflettono architetture sull’acqua, visioni doppie e capovolte, il reale e l’irreale che si intrecciano, giocano a confondere e disorientare. Da un locale la musica popolare di un gruppo del luogo si propaga sulla piazza come un richiamo al quale non si può resistere.
La sera cede spazio alla notte in un tempo che è un soffio e tutto presto tornerà grigio con il sole pallido e lieve. Il giorno regala tappeti di foglie e alberi spogli, non una carta per strada, non una busta di plastica abbandonata. Come se l’uomo sapesse, qui, che cosa lasciare che arrivi ai posteri: l’incanto del reale sopravvissuto ai secoli.