È la sponda più orientale del Gargano, naturale proiezione verso l’alto, dagli strati di roccia a vedetta sul mare Adriatico. È Vieste.
Le viuzze strette del centro storico si diramano ad angoli stretti, gradini a superare altezze, incroci che si aprono in piccole piazze e affacci sul mare, le arcate e i balconi delle case invitano a nuove prospettive, panorami da osservare. Palazzi e chiese che chiudono aperture, concatenate in muri da opporre al vento.
La storia medievale riaffiora nella cattedrale e il castello. Nella zona alta, la Cattedrale ha subito notevoli interventi durante i secoli, sia dopo i saccheggi dei saraceni che dopo il terremoto del 1646. Eppure il suo fascino è la luce della pietra illuminata dal sole. Il castello svevo, che avrebbe ospitato Federico II in due occasioni, imponente nella sua facciata, sovrasta la spiaggia della Scialara dominata dal monolite pizzomunno, simbolo della cittadina e protagonista di tante leggende, e attraversata da piccoli corsi d’acqua. La spiaggia risponde al mare con lui dialoga in attesa dei doni che lui porterà. Nel vecchio borgo uno sperone di roccia, la Chianca Amara, ricorda l’uccisione di donne, anziani e bambini da parte dagli uomini del pirata turco Draguth Rais nel luglio del 1554. Storie di amara resistenza.
Estremo lembo di terra punta San Francesco con la chiesetta di San Pietro d’Alcantara, suggestioni di architetture divine poggiate in perfetto equilibrio su rocce carezzate dal profondo mare.
A sorvegliare la cittadina, il faro sull’isolotto di Santa Eugenia, tra punta Santa Croce e punta San Francesco. Progettato nel 1867 oggi la lanterna d’ottone non ha bisogno di un farista, eppure segna sempre l’approdo, il porto. La sua luce è sicurezza, è invito ad ammirarlo dalla terra ferma.