Non è solo “forse il più grande poeta polacco della seconda metà del ventesimo secolo” come la definì Michal Glowinski, critico letterario.
Una definizione che diede in occasione del conferimento a Wislawa Szymborska della laurea honoris causa da parte dell’Università di Poznan nel 1995. La poetessa ricevette un anno dopo il Nobel per la letteratura.
La gioia di scrivere (tutte le poesie 1945-2009) di Wislawa Szymborska , edizione Gli Adelphi a cura di Pietro Marchesani è la raccolta di tutte le opere della più grande poetessa del ventesimo secolo.
C’è una sottile ironia in alcune sue poesie, istantanee in movimento di percorsi irrisori. “In tensione da mascella a tallone. / Su di lui brilla olio a profusione./ Campione viene acclamato solo chi/ come una treccia è attorcigliato./ Ingaggia una zuffa con un orso nero,/ minaccioso (ma comunque non vero)./ Di tre grossi giaguari invisibili/ si disfa con tre colpi, terribili./ Divaricato e accosciato è divino./ La sua pancia ha facce a dozzine./ Lo applaudono, lui fa un inchino/ e ciò grazie alle giuste vitamine”.
C’è la realtà, l’attenzione per i gesti a distogliere dalla gravità di notizie altrimenti insostenibili. “Ti togli, ci togliamo, vi togliete/ cappotti, giacche, gilè, camicette/ di lana, cotone, misto lana,/ gonne, calzoni, calze, biancheria,/ posando, appendendo, gettando su/ schienali di sedie, ante di paraventi;/ per adesso, dice il medico, nulla di serio,/ si rivesta, riposi, faccia un viaggio,/ prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,/ ritorni fra tre, sei mesi, un anno;/ vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,/ e voi supponevate, e lui sospettava;/ è già ora di allacciare con mani ancora tremanti/ stringhe, automatici, cerniere, fibbie,/ cinture, bottoni, cravatte, colletti,/ e da maniche, borsette, tasche tirar fuori,/ - sgualcita, a pois, a righe, a scacchi, a fiori – la sciarpa/ riutilizzabile per protratta scadenza”.
Tutte le poesie da leggere con la dovuta calma, una per volta, giorno dopo giorno, sera dopo sera.