A volte taglienti altre ironici, sempre grandi nel rappresentare la quotidiana realtà, la reale quotidianità. Sono luci che si accendono.
Sulle pagine bianche i versi neri stampati non perdono la loro potenza stilistica, né la traduzione preclude la loro capacità di raggiungere quella porzione del cuore in cui risiede l’emozione nota.
Due punti di Wislawa Szymborska edito da Adelphi a cura di Pietro Marchesani è una raccolta di 17 poesie della poetessa Nobel per la lettura nel 1996. 17 poesie, riflessioni sulla vita e sulla morte, straordinarie, intense.
“… una vita dopo l’altra,/ ma senza ritorno./ Accessibile soltanto/ ciò che sta davanti a te,/ e laggiù, a mo’ di conforto,/ curva dopo curva,/ e stupore su stupore,/ e veduta su veduta./ Puoi decidere/ dove essere o non essere,/ saltare, svoltare/ pur di non farti sfuggire … Deve pur esserci un’uscita,/ è più che certo./ Ma non tu la cerchi,/ è lei che ti cerca,/ è lei fin dall’inizio/ che ti insegue,/ e il labirinto/ altro non è/ se non la tua, finché è possibile,/ la tua, finché è tua,/ fuga,fuga-”, scrive Szymborska in Labirinto.
Versi che parlano ad ognuno di noi, direttamente, unici interlocutori, come se Szymborska avesse letto ogni nostro intimo pensiero, interpretato ogni nostra emozione, come se i suoi versi fossero le nostre parole inespresse.
“… Dei sentimenti – la soddisfazione. E nessuna/ parentesi./ La vita con un punto al piede. E il rombo/ delle galassie./ Ammetti che nulla di peggio/ può capitare al poeta./ E poi nulla di meglio/ che svegliarsi in fretta”.