Era stato nascosto alla vista per secoli, sepolto da chi aveva cancellato il passato. Lui ha aspettato paziente che tornasse il suo tempo.
Erano i primi anni del ‘900 quando lo scoprirono dormiente e impolverato durante i lavori per la costruzione della sede della Banca d’Italia a Lecce.
Iniziò così a mostrarsi alla città ancora incredula. La campagna di scavi per restituirlo al mondo terminò nel 1940 e da allora l’Anfiteatro romano mostra un terzo di sé ai turisti che passano per piazza Sant’Oronzo, gli altri due terzi restano coperti dagli edifici e dalla Chiesa di Santa Maria della Grazia.
Guardandolo dall’alto sorprende per la sua probabile altezza e grandezza. Gli esperti credono potesse ospitare venticinque mila spettatori, oggi si può assistere a qualche spettacolo più intimo. Immaginare come fosse nell’epoca in cui fu costruito è un gioco che invita la mente ad eliminare tutto quanto insiste ora su quella piazza. Probabilmente risale all’età augustea ma chi visita Lecce e volesse andare oltre il barocco non può mancare di addentrarsi per i vicoli del centro storico e scoprire ciò che resta del Teatro romano. Il teatro, che poteva ospitare oltre cinque mila spettatori, fu scoperto casualmente nel 1929 durante i lavori nei giardini dei palazzi D’Arpe e Romano. Teatro ed Anfiteatro appartengono probabilmente allo stesso nucleo e sono meta obbligata per respirare un po’ di storia, un passato in cui si costruiva con maestria opere in grado di resistere al tempo.
Quelle pietre, la roccia scavata, le decorazioni, le sculture, sopravvivono ancora ora e ci sfidano con la loro presenza a guardarli, abbandonando anche solo per un attimo la distrazione nella quale smarriamo noi stessi.