La porta regola l’ingresso nel perimetro ristretto della città vecchia, separa il nuovo dallo storico, il moderno dall’antico, cemento e pietra.
Il castello, i palazzi, le dimore, le piccole abitazione, vicoli bianchi, e dall’altra parte gli edifici anni settanta, palazzoni con balconi accennati, terrazzi e portoni. Due città in una, le porte a dividere e cucire. È Mesagne in provincia di Brindisi. Varcare la porta e ritrovare la cura, tra le vie tortuose, le fioriere, i locali, profumi di preparazioni culinarie, turisti a scoprire, cercare, fotografare. Il castello le sue torri le sale e i tetti, le porte lignee, un balcone dal quale affacciarsi, ritocchi, interventi, migliorie non nascoste su uno dei simboli della città. Le vecchie mura di cinta contavano 22 torri difensive, ora ne resiste una, fiera. Gli angoli irregolari e i vicoli si aprono d’improvviso su eleganti piazze, dove si affacciano le facciate della chiesa di sant’Anna e della chiesa madre. Respiro del tempo, pulpiti che sembrano balconi, intarsi nel legno geometriche visioni.
Mesagne un cuore storico da difendere, curare, amare, far conoscere, bellezza che si scontra con la speculazione edilizia che ha interessato dagli anni settanta le nostre città. Eppure tra le pareti del castello Orsini del Balzo nelle sale del museo archeologico Ugo Granafei, la storia e i reperti degli scavi di Muro Tenente stazione della via Appia, forniscono visioni di un passato che ha caratterizzato il futuro di questa terra. Un passato che risuona nella città vecchia come monito, come invito alla conoscenza.