Spiaggette, tra le rocce sulla costa piccole isole di sabbia, e i sassi levigati dal mare, sulle dune la vegetazione resiste mesi senza pioggia.
È settembre riaprono le scuole, i turisti diminuiscono e lunghi tratti di costa ritornano ad essere deserti, i metri si moltiplicano, gli spazi si ampliano, nessun telo mare invade lo spazio vitale.
Roca Li Posti, una delle marine di Melendugno, litorale adriatico dove con lo scirocco il mare è una tavola blu, qui si può restare soli ad ammirare le forme innumerevoli che le piccole pietre assumono con il costante lavorio dell’acqua, una lettera, un cuore, un’animale, tutto ha una vita possibile, immaginabile, infinite storie da raccontare al vento, che le trasporta lontano da qui, in altri posti.
Sulle piccole spiagge i segni della forte tramontana dei giorni precedenti, immensi tronchi d’albero, rami sparuti, già bianchi e asciutti, nascondiglio perfetto per piccole lucertole. La plastica è stata rimossa. Che bella solitudine, nell’ascoltare il mare e nell’osservare le navi all’orizzonte. Un sub riemerge portando con sé il suo bottino, polpi.
L’orizzonte è una lunga linea azzurra, spazi che si incontrano, finito contro infinito, illusione. Le grida festose di un bambino segnano presenza aldilà delle dune, su un’altra spiaggetta, più piccola, dove l’acqua è bassa per alcuni metri, luogo ideale per imparare a nuotare, galleggiare, guardare il cielo distesi sul mare o esplorare fondali.
Il sole tramonta alle nostre spalle oltre la strada e le costruzioni, ci resta il mare da guardare, mutare colore, divenire più scuro. Attendere la luna e l’argento è sapere aspettare.