Intervista a Pierluigi Bosna street artist del Collettivo 206
Tra gli stretti vicoli di uno dei quartieri più caotici della città, dove fermarsi è quasi impossibile e tutto scorre alla velocità scandita dai semafori, un gruppo di street artist ha deciso di aprire una galleria artistica. Quasi impossibile accorgersene senza una precisa indicazione. Via Dei Mille, 206, San Pasquale. Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non è impazzito alla ricerca di un parcheggio. Tra via Re David, Castromediano, via Trento. Un'odissea, senza tempo nè spazi. A San Pasquale la vita scorre velocemente. Ma per una volta, vi invitiamo a spingere il tasto pausa, magari arrivarci a piedi e prendervi un po' di tempo. E ribaltare una vecchia concezione, passare dalle scritte che imbrattano i muri all'arte che combatte il degrado urbano. Ne abbiamo parlato con Pierluigi Bosna, che insieme a Michele Calderoli, Carmine Lionetti, Michele Lisi e Paul Giose Baldassarj, hanno dato vita a 206 The Unknowhow Gallery.
Per le strade di Bari si moltiplicano le opere degli street artist locali e non. Si può dire che c'è fermento, per questa forma d'arte?
Pare di si, per tanti anni la street art a Bari non c'è stata. Ci sono stati i graffiti dall'inizio degli anni Novanta che hanno portato l'interesse di tanta gente che gira intorno a questo mondo, come appassionati, interessati a questa scena artistica, e in seguito sono arrivati anche gli street artist. Oggi è una città in vetrina, dove si fanno graffiti in maniera assidua e anche di buon livello, dove i writers e gli street artist anche stranieri vengono spesso.
Come collettivo come mai avete scelto come forma di espressione la street art piuttosto che forme più canoniche?
Come Collettivo 206 abbiamo scelto questa forma artistica perché noi veniamo da questo mondo, dai graffiti, qualcuno di noi ha sviluppato il suo percorso verso la street art e quindi è l'arte più vicina a noi che comprendiamo e con la quale possiamo dire qualcosa.
Pensi che la street art sia un movimento che combatta il degrado urbano?
Spesso si, dipende dal luogo in cui gli interventi vengono fatti. La street art sostanzialmente nasce in luoghi di periferia che necessitano di bellezza, di qualcosa che distragga dal degrado circostante.
Se però viene fatta in centri storici o in luoghi di interesse e pregio artistico per me ovviamente, no. Magari sono realizzati da street artist che non hanno avuto un percorso artistico ma che da autodidatti avvicinandosi ai graffiti grazie al web scopiazzano stili e opere e spesso fanno disastri. Chi invece lo fa per professione, come credo, chi ha un background lungo, solitamente fa interventi mirati che nel 99% dei casi migliorano lo stato dei luoghi in cui vengono fatti.
Quanto è difficile esprimere il proprio punto di vista attraverso questa forma artistica?
In questo periodo storico le forme più immediate sono il web e la strada. La strada lo è sempre stata. Nel web ti puoi perdere, è molto più ampio e caotico. Per strada se hai l'attitudine giusta, se hai l'occhio, se vedi la strada non come una qualsiasi strada ma come uno spot nel quale puoi inserire la tua opera per lanciare un messaggio, noti angoli grigi che potrebbero diventare bellissimi, basta anche un quadratino in un palazzo. Vivi la città sotto un altro punto di vista, nettamente. La linea comune che unisce noi street artist, è la performance. Vai per strada, vivi quell'adrenalina che non tutti vivono neanche gli artisti da cavalletto.
Un giorno un gruppo di cinque amici, ha deciso di aprire una galleria artistica, ognuno con una funzione ben precisa. Tu art director, Calderoli (art dealer), Lionetti (logistica e amministrazione), Lisi (responsabile allestimenti e black market) e Paul Giose Baldassari (grafico). Sembra un controsenso per una forma d'arte che ha come carattere imprescindibile la realizzazione a cielo aperto. Come mai questa scelta?
Abbiamo aperto la galleria 206 per far esporre tanta gente che fa graffiti e street art, dedicando a loro uno spazio che prima di noi non c'era a Bari e in Puglia. L'abbiamo ideata con un carattere molto urban e molto street. L'abbiamo aperto per dar voce e spazio a chi fa questa arte. È una scommessa su Bari, tenere vivo questo punto dove ci si incontra con altri artisti, ci si confronta. Creare un punto di incontro.
A un ragazzo di 14 anni di una periferia di Bari che passa da qui e dice: "Io ho un mondo da esprimere", quale percorso gli consiglieresti?
Io gli consiglierei di iscriversi all'Accademia e frequentare gente che la pensa come lui. Perché lo capisci con gli anni, facendolo, quello che vuoi fare...se lo capisci. Molti autodidatti sono bravissimi, ma l'Accademia ti da una marcia in più, ti fa stare in un contesto. Se non è Accademia, comunque gli consiglierei di studiare, perché ti apre la mente che per l'arte è importante.