Il suono del tamburo djembe avanza dal fondo della sala verso il palcoscenico. Un ritmo che invita il pubblico a partecipare battendo le mani.
I piccoli spettatori restano rapiti dal suono e dalla voce del maestro Maurizio Lampugnani che li invita a cantare. Sul palcoscenico del teatro Kismet di Bari, alcuni strumenti musicali africani, percussioni e zucche vuote per un suono ritmico ed anche a volte delicato, della Sudjembé Ensemble. Poi entra in scena lei, Teresa Ludovico, voce narrante per Kirikù e la strega Karabà, racconto in musica di Michel Ocelot.
Il freddo di una serata di gennaio scompare al calore delle voci e dei suoni. La storia è semplice, in un piccolo villaggio africano popolato solo da anziani, donne e bambini, nasce Kirikù un piccolo bambino che è già autonomo e indipendente e scopre che il villaggio è nelle mani della strega Karabà che ha sottratto l’acqua della fonte e tutti gli uomini.
Il piccolo Kirikù ha una missione, liberare il villaggio dalle vessazioni della strega. Con la sua intelligenza scopre che la fonte è prosciugata perché un gigante la blocca bevendo tutta l’acqua e al piccolo non resta che ucciderlo e sventa anche il piano della strega di rapire tutti i bambini. Kirikù è un bambino curioso e vuole scoprire perché la strega è così cattiva, sarà il nonno il saggio della montagna a rivelarlo: la strega ha una spina nella schiena che le provoca un gran dolore e per questa ragione è cattivissima. Kirikù ha un piano, libererà la strega dalla spina con astuzia e coraggio. Karabà tornata buona chiede al piccolo cosa vuole in cambio, sposami risponde lui ma la strega fa notare che è solo un bimbo e gli dona un bacio. Kirikù diviene all’istante un uomo e torna con la sua amata al villaggio dove l’accoglienza non sarà delle migliori ma l’arrivo del saggio nonno e il ritorno di tutti gli uomini che la strega aveva trasformato in feticci, riporterà il sereno e il perdono.
La versione teatrale coinvolge il giovane pubblico e quello adulto in un viaggio sonoro in cui le immagini sono restituite con maestria dalle parole pronunciate dalla curatrice Teresa Ludovico. La magia non è quella della strega ma quella che si respira tra il pubblico.