Si erge sul mare per avvistare marinai e invasori, alle sue spalle il borgo antico a proteggere i cittadini che al suo riparo celebrano la vita.
Il duomo di san Corrado a Molfetta campeggia la città sin dal 1150, anno di posa della prima pietra. Era Maria Assunta la santa per cui era stato eretto, solo in seguito quando perse la dedica di cattedrale, fu rivolto a san Corrado, patrono della cittadina, capace di placare tempeste, alluvioni e terremoti.
La sua pianta asimmetrica è divisa in tre navate sorrette dai pilastri cruciformi. Ai suoi lati le due torri campanarie gemelle che svettano nel cielo per 39 metri, con le loro finestre bifore e monofore, quella di mezzogiorno sede del campanile e quella a ridosso del mare per gli avvistamenti dei saraceni.
La facciata più antica si erge a sud e porta impresso lo stemma del vescovo di Molfetta, poi diventato Papa nel 1484 con il nome di Innocenzo VIII. La porta sul fianco che consente l’accesso ai fedeli e ai visitatori è quasi nascosta, in un vicolo a ridosso del palazzo vescovile. Un piccolo slargo ad accogliere come un abbraccio chi arriva e una piccola lunetta sulla grande porta in legno a indicare la via.
Varcato il portone si immergono le dita nell’acquasantiera, sorretta da un moro del XII secolo, l’acqua che lava tutti i peccati. Poi gli occhi si sollevano a guardare le statue di san Nicola e san Corrado, i due santi che - insieme alla Madonna dei Martiri - nel 1529 durante un assalto delle truppe francesi apparvero come un bagliore spaventando gli invasori tanto da indurli alla fuga. La Madonna vestita di nero con i ricami brilla in un angolo. Il tempo si raccoglie in un naturale silenzio, dietro il portone principale ci aspetta il mare e un magnifico tramonto d’oro e d’argento.