E ringrazia che ci sono io che sono una moltitudine. Andrea Pazienza da San Severo traccia il suo pensiero con pennarelli e matite.
Disegna un mondo che lo feriva, gli stava stretto, lo tradiva costantemente. Così tanto da non sorprendersene, anche se ne era immancabilmente ferito.
“Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa” e se lungo il suo cammino che era quindi sempre proteso in avanti avesse incontrato l’artista di Polignano a mare, avrebbe sentito le parole di Pino Pascali fluttuare nell’aria “L’arte è un sistema per cambiare”. E cambiarono il mondo intorno a loro, spargendo bellezza, meraviglia e incanto.
Che cosa vuoi? avrebbe chiesto con quel viso indurito e segnato Pier Paolo Pasolini, uomo dalle infinite domande. Avrebbe risposto Pascali “Che cosa vorrei? Essere il più naturale possibile”. Poi si sarebbero soffermati a pensare cosa significasse essere naturali. Andrea Pazienza sempre irrequieto, voleva l’amore che era tutto, consapevole però che “Amore è tutto ciò che si può ancora tradire”.
Pascali serafico, perso nel suo mondo immaginifico, avrebbe aggiunto “Io cerco di fare ciò che amo fare, alla fine è l’unico sistema che mi funzioni”, le onde dei capelli di Pazienza si sarebbero gonfiate, mosse all’unisono in un crescendo sino al fragore finale di schiuma bianca “Perché il freddo, quello vero, sa essere qui, in fondo al mio cuore di sbarbo”.
Ma la speranza, quella vera, intima, umana, non deve mai morire così l’intellettuale accende una candela di luce “La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare”
Paz di spalle, seduto su uno scoglio con la musica del vento avrebbe concluso così “Solo a quest'ora di notte mi viene in mente che la tua faccia risponde ad una geometria particolare e ne ho così chiara negli occhi la costruzione che disegnarla sarebbe un gioco da ragazzi domani, avrò già dimenticato queste meravigliose intuizioni”.
Pasolini in piedi con i suoi occhiali scuri, la figura composta avrebbe sussurrato “La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi.”
Abbiamo immaginato l’incontro di questi tre grandi artisti, cogliendo la suggestione del museo Pino Pascali di Polignano che li ha accostati in una mostra dallo spirito corsaro. Di cui vi abbiamo parlato qui e oggi in qualche modo vi riparliamo.