No, stanotte amore non ho più pensato a te. Ho aperto gli occhi per guardare intorno a me e intorno a me girava il mondo come sempre.
Gira, il mondo gira nello spazio senza fine con gli amori appena nati con gli amori già finiti con la gioia e col dolore della gente come me. La voce di Mario Perrotta attraversa il teatro silente, a cantare è un nano che non ha voce, ma ha uno sguardo ed una mente. È il nano di una delle pagine di Italo Calvino de La giornata di uno scrutatore. È una voce che parla d’amore, di libertà, di lotta, dell’essere, in un testo che non lascia spazio ad equivoci. “In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore … che ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà”.
Un’ora, o poco più dove la storia dell’uomo e del suo amore inespresso procedono con la ricerca della libertà tra le pagine dei romanzi di Italo Calvino, dal Barone Rampante, Cosimo Piovasco di Rondò, al Visconte dimezzato di Terralba, al Cavaliere inesistente Agilulfo, passando per Le città invisibili, Cosmicomiche e il signor Palomar.
In una rete di linee che s'allacciano, in una rete di linee che s'intersecano la verità prende forma arriva alla platea, agli spettatori tra i palchetti e il loggione, attraverso le parole, i versi, le canzoni, del personalissimo racconto di Mario Perrotta che è ricerca e risposta, riflessione e deduzione. Si resta in silenzio ad ascoltare fino alla fine in una sospensione del tempo, libertà, e prende forma una nuova coscienza collettiva.
“Oh mondo. Soltanto adesso io ti guardo. Nel tuo silenzio io mi perdo e sono niente accanto a te”. Cala il sipario e non è notte, è alba di un nuovo sentire.