C'è tutta l'ironia di Italo Calvino ne Il visconte dimezzato, ci sono le due metà di uno intero, le parti incomplete.
Ciò che abbiamo trascurato, ciò che abbiamo curato e quel che abbiamo voluto essere. C'è il buono e il cattivo, gli eccessi delle due sponde perché non c'è bontà e cattiveria fini a se stesse. Diverte Calvino con la storia del Visconte Medardo di Terralba, l'uomo che parte per le crociate e ne torna diviso perfettamente in due, scisso da una palla di cannone. E il suo ritorno e le sue “avventure’"di ogni giorno sono raccontate dalla voce innocente del nipote che assiste sulla propria pelle alle terribili cattiverie della metà cattiva e agli atti di infinita bontà della metà buona.
Il ritorno della metà cattiva prima e della buona dopo, creeranno scompiglio e disorientamento tra gli abitanti. Entrambe le metà si innamoreranno della stessa donna, Pamela, e per averla come legittima sposa si sfideranno a duello con le spade. Ognuno colpirà se stesso nella metà vuota fino all'ultimo fendente che si scambieranno reciprocamente ferendosi, solo allora il dottor Trelawney ricongiungerà le due metà ricucendo visceri e vasi. Medardo di Terralba, Il visconte dimezzato, torna uomo intero che avendo "l'esperienza dell'una e l'altra metà rifuse insieme...doveva essere ben saggio".
Buono e cattivo si completano, nella conoscenza di sé maturano, crescono si evolvono a formare un unico essere. Ed il visconte dimezzato è ancora oggi in grado di raccontare il contemporaneo, il ciò che scegliamo di essere perché in noi prevalga una parte e non un'altra.