Nasce poeta, poi per caso diventa insegnante e bibliotecario, ma quell’animo leggero come polvere di stelle ritrova la sua scia luminosa.
Jón Kalman Stefánsson islandese, diventa scrittore e scrive, tra gli altri, Crepitìo di stelle, edito da Iperborea e tradotto da Silvia Cosimini, un libro che è esattamente come il titolo che ha voluto dargli. Un leggero e continuo bagliore, brillante e tremolante come le stelle.
Tutto è poesia in questo libro, anche una donna burbera e fredda, una matrigna il cui silenzio “è un oceano sterminato che è difficile attraversare”.
Ancor più il nonno, un uomo che al suo datore di lavoro dice “Nessun compenso se non la vista dell’azzurro dei monti, un’abbondante dose di nobile lavoro fisico e infine la compagnia del cielo”, salvo poi stancarsi frettolosamente di tutta quella fatica, mai del cielo, men che meno delle stelle. E’ un sognatore ad occhi aperti che vive tutto come se non ci fosse un prezzo da pagare. Anche lui è un crepitìo di stelle e poi “Mi pare inutile, pensa, ostacolare la danza della vita con promesse di temperanza troppo rigide” .
Stefánsson in questo libro che racconta in parte la storia della sua famiglia riesce a metterci tutto: l’amore, il dolore, la magia, la speranza, la passione, la forza, la delusione, la quotidianità. In una parola: la vita.
Ma lo fa da poeta e anche quando il destino si manifesta in lui bambino, inesorabile “in un istante capisco, riesco a sentire quello che si chiama tempo. Lo sento come un lieve ma profondo dolore”.
Un libro delicato, commovente, divertente e sognante. Un crepitìo di stelle.