Visioni d'insieme

Viola il colore della sera

Viola il colore della sera

Credo che Dio si arrabbi se, per esempio, uno passa vicino al colore viola in un campo senza notarlo.

 Scriveva Alice Walker nel libro Il colore viola.

E il viola stretto tra il blu e il rosso ha trovato un varco per arrivare alla luce. Farsi vedere. Secondo Newton impossibile a vedersi, accontentatevi del violetto, che ha la lunghezza d’onda più corta visibile a occhio umano, ma la luce è la sua ragion d'essere. Rileggendo l’enciclopedia di Isidoro di Siviglia, porpora altro non significa che “puritate luci”, purezza di luce.

A dispetto della scienza, il viola è sempre stato un colore nobile. “Nascere nella porpora” era sinonimo di nobiltà e opulenza. Tutti i muri delle stanze delle donne di stirpe reale venivano tappezzate con tessuti porpora. 

Cleopatra fece di più, si avvolse in un tappeto color porpora e si fece recapitare nell’accampamento di un Giulio Cesare trionfante per aver la vinto la battaglia di Farsalo. Srotolò il tappeto e ci trovò lei. Nove mesi dopo nacque Tolomeo Filopàtore Filomètore Cesare, detto Cesarione.

Quella precisa tonalità di viola entrò così nella storia. Fu vietato a tutti di indossarla, ad eccezione dell’imperatore e Diocleziano, con spirito commerciale decise di mettere una tassa su quel colore. Chiunque poteva indossarlo, bastava pagare profumatamente, rimpinguando così le già ricche casse dell’imperatore. Il porpora di Tiro era ricco ed esclusivo, anche a causa della complessità e dei costi per produrlo, la popolazione marina di murex e thais, i molluschi da cui veniva estratto, fu quasi azzerata. 

Si deve invece all’impellenza di una pipì fatta per caso su un lichene, la nascita dell’oricello. Fu l’italiano Alamanno del Giunta a scoprirlo per caso, urinando sulla roccella tinctoria, che da grigia diventò violacea. 

Fu amore a prima vista, tutti lo volevano e Alamanno divenne così ricchissimo.

Il viola era ovunque, anche nella pioggia, cantata da Prince che ripeteva struggente “Volevo solo vederti ridere sotto una pioggia viola” in Purple Rain.

Il viola che sostituisce il nero nelle ombre, che serve a dare prospettiva come nel viola spezzato di Tiepolo.

 “Viola il colore della sera, l’ora nella quale tutto resta non tanto com’era, ma come sarà” cantava Battisti proiettando nel futuro quel colore che è ponte tra due primari. Che non nasce in purezza ma è una miscellanea di tonalità, alcune nate per caso, come il malva. William Perkin era alla ricerca di una grande scoperta scientifica capace di curare la malaria. Tentò invano di sintetizzare il chinino, ma ottenne un colore, il malva, il preferito della moglie di Napoleone, Eugenie che riteneva si adattasse alla perfezione con il colore dei suoi occhi. Divenne il colore bramato da ogni donna, ne scrisse anche l’Illustrated London News e la compassata regina Vittoria decise di indossare uno strascico di “ricco velluto malva ornato di tre ordini di trine con una sottogonna di seta marezzata malva e argento”. 

Fu un tripudio di malva, tutte le donne lo volevano, al punto che si arrivò a parlare di morbo del malva.

“Viola scavato nel viola inesauribile, miniera senza fondo dello spazio”, nei versi di Mario Luzi riecheggia tutto il potere simbolico di un colore che ha riunito intorno a sé alcuni dei più importanti artisti dell’Impressionismo che nel 1873 fondarono la Società anonima cooperativa tra artisti, pittori, scultori e incisori, a capitale e membri variabile, alla quale aderirono Pissarro, Monet, Renoir, Degas, Sisley. Il violetto o lilla era il colore simbolo del loro movimento. Dopo la loro prima mostra, un critico scrisse della Gelata bianca di Pissarro, “Fate capire al Signor Pissarro che gli alberi non sono viola, che il cielo non è di un tono burro fresco, che in nessun paese si vedono le cose che lui dipinge, che nessuna intelligenza può produrre simili smarrimenti” e anche Alfred de Lostalot nel recensire Monet disse “Lui e i suoi amici vedono il viola. La folla vede qualcosa di diverso, e da qui nasce la polemica”. Una polemica che gli impressionisti cavalcarono senza mai indietreggiare, anzi innalzando la loro bandiera nel 1881 quando Edouard Manet decretò “L’aria fresca è violetta. Fra tre anni tutti lavoreranno con il violetto”.

Amato dai pittori, ma non da Oscar Wilde, in nessuna delle sue sfumature. Lui amava il giallo e disprezzava il malva, arrivando a scrivere nel Ritratto di Dorian Gray “non fidarti mai di una donna che veste color malva, qualsiasi età possa avere…significa sempre che ha un passato”. Rincara la dose con l’eliotropo in Un marito ideale la signora Cheveley, la volgare arrampicatrice sociale, entra in scena “vestita di eliotropo e diamanti”.

 Di avviso diverso era Victor Hugo. Se glissiamo sulle sue iniziali opinioni sulle donne, possiamo dire che nelle sue parole si condensa la vera essenza del viola “era un’anima; un’anima color rosa e porpora, più ardente del fuoco, più fresca dell’aurora”. 

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