A volte la vita sceglie di lanciarci dei messaggi nei modi più disparati.
Può farlo con una canzone, tramite l’incontro con una persona, o anche attraverso un’immagine.
Nel mio caso il mezzo che usa con maggiore frequenza sono i libri.
Qualche anno fa, in un periodo particolare della mia vita, mi trovavo ad un punto del mio cammino in cui una nebbia lattiginosa e densa avvolgeva tutto. Sapevo che i miei piedi erano posizionati nella giusta direzione, ma il mio sguardo non riusciva ad andare oltre, così che mi risultava impossibile fare quel passo avanti che tanto mi sarebbe risultato utile.
In quel momento mi trovavo fuori Firenze ed entrai in una libreria; come sempre vagavo tra gli scaffali senza cercare niente in particolare, interessata solo alla sensazione di calore che mi trasmetteva passeggiare tra quei muri di carta pieni di parole che non avevo ancora letto.
L’occhio mi cadde sulla sezione dei classici, in particolare sul nome “Brontë”. Avevo un vago ricordo di tentativi di lettura non andati a buon fine di molti anni prima, ma quel giorno quello otto lettere bruciavano sullo scaffale, e risplendevano nei miei occhi come le fiamme di un incendio che divampa: Jane Eyre.
Lo presi, incuriosita da quel richiamo insolito e viscerale e mi addentrai tra le sue pagine poco tempo dopo, in una notte di ottobre.
Charlotte Brontë, ignara dell’impatto che avrebbe avuto sulla mia vita, quella notte iniziò a raccontarmi la storia di Jane Eyre, un’istitutrice inglese, rimasta orfana in tenera età e di umili origini.
Il nostro cuore viene messo a dura prova sin dal principio, durante gli anni terribili di Jane a Lowood, l’istituto di educazione per le orfane in cui la nostra - ancora piccola - eroina conosce troppo presto il significato delle parole: fame, malattia, ingiustizia e morte.
Crescendo con lei la vediamo sopravvivere alle avversità, realizzarsi professionalmente, e trasferirsi a Thornfield Hall, la casa dove va a lavorare per Edward Rochester, l’uomo di cui si innamorerà e che (sappiatelo) alzerà drammaticamente le vostre aspettative sentimentali.
Jane Eyre mi ha cambiato la vita.
La storia di questa meravigliosa donna forte, combattiva, intransigente, con le idee così chiare al punto da non essere disposta in alcun modo a scendere a compromessi mi ha incantata: “Posso vivere sola, se il rispetto per me stessa e le circostanze me lo richiedono. Non ho bisogno di vendere la mia anima per comprare la felicità. Ho un tesoro interiore che è nato con me e che può tenermi in vita qualora tutti i piaceri esteriori dovessero essermi negati, o mi si offrissero soltanto a un prezzo che non sono disposto a pagare”
Jane Eyre ci insegna a riconoscere e a preservare il tesoro interiore che noi donne abbiamo sotto la nostra corazza; ad usarlo per fendere l’oscurità e la nebbia che alcune volte cingono in una morsa le nostre vite.
Jane Eyre è stato per me campanello d’allarme, forza motrice e gesto di ribellione:
“Io non sono un uccello e non c’è rete che possa intrappolarmi; sono un essere umano dotato di libertà e di una volontà indipendente, di cui ora mi avvalgo per lasciarvi”
Spero che possiate trovare qua dentro almeno la metà di tutto ciò che ci ho trovato io.