Accatastare una montagna di cose sino a farsi sommergere. Il triste destino dell’essere umano che svende a poco prezzo la sua libertà.
La gola si stringe, l’aria viene consumata da quell’infinito lento inesorabile accumulo.
“Sono sempre stato molto coinvolto nel ciclo pseudo biologico di produzione, consumo e distruzione. E per molto tempo sono stato angosciato dal fatto che uno dei suoi risultati materiali più evidenti è l’inondazione del nostro mondo con spazzatura e oggetti strani rifiutati” disse Armand Pierre Fernandez, scultore, pittore, artista che dell’accumulo fa la sua ossessione, frantumando assemblando, smontando oggetti.
Si ispira ai collage di Kurt Schwitters così inizia ad assemblare cose, all’inizio pezzi di carta, tessuti, francobolli, poi espande il suo concetto di accumulo e assemblaggio: orologi, barili, vecchie lampade, violoncelli e auto.
Con Long Term Parking mette una sull’altra, 59 auto, tenute insieme da una colata di cemento. Le dipinge di colori fluorescenti, le impila sino a realizzare una torre di 19 metri e mezzo di altezza e sei di larghezza. Un obelisco, una torre di Babele o forse un faro, salvezza per i naviganti. Il monito è sempre lo stesso: accumuliamo cose che non ci servono e che diventano rifiuti. Viviamo per acquistare e circondarci di rifiuti.
Oltre duemila tonnellate di consapevolezza, nel giardino del castello di Montcel a Jouy-en-Josas, in Francia. Costata un milione di franchi, gentilmente offerti dal mecenate francese Jean Hamon. Vuole che la sua opera sia scalabile, il tempo, solo il tempo sarà in grado di dissolvere le carcasse di quelle 59 vetture e solo allora i visitatori potranno arrampicarsi sino al cielo.
“Il tempo non esiste. Non esiste in alcun modo. È più soggettivo che reale. Il tempo non esiste. Credo nella memoria. La memoria è la vera ispirazione. La memoria crea il tempo. La memoria è puro potere. Puro potere e pura forza, e puro utilizzo dello spazio e del tempo (se il tempo è qualcosa che possiamo davvero etichettare). Ma non credo nel tempo in sé” dirà l’artista francese.
Firma il manifesto del nuovo realismo con il quale gli oggetti di uso quotidiano diventano diventati in un battito spazzatura, si elevano allo status di arte. In questo modo diventa uno dei padri della pop art. Keith Haring nei suoi diari scriverà che Long Term Parking era in assoluto la sua scultura preferita.
Nel sud del mondo, in Libano nel 1995 realizzerà una torre sorella, questa volta assemblando veicoli blindati e carri armati, la chiamerà Hope for Peace. Oggi come allora.