Il tempo, lo scorrere dei giorni, degli anni, non lenisce il dolore, non sana le ferite, quelle dell’anima. C’è bisogno di qualcos’altro.
Esternare, metabolizzare, rivivere, fornirsi delle ragioni, rielaborare il passato, leggerlo riscrivendolo. Lo ha fatto Lea Cosentino, manager della sanità del primo governo Vendola, con il libro autobiografico Tutta la verità, edito da Pensa MultiMedia Editore.
Un piccolo volume in cui Cosentino ripercorre il periodo che, dal 2005 al 2009, la vede protagonista delle politiche della salute della regione Puglia, da primo direttore generale donna di una Asl pugliese al declino e alle vicende giudiziarie che l’hanno coinvolta. L’autrice a 13 anni dall’arresto che le ha cambiato la vita rivela: “Se mi fossi dimessa e fossi stata in silenzio tutto quello che mi accadde dopo, probabilmente, non sarebbe mai successo … Ho sottovalutato la potenza, o meglio il potere dei miei interlocutori”.
Nel libro, pagina dopo pagina, si ripercorrono gli ultimi 17 anni della vita di Lea Cosentino, ponendo l’accento sul giorno della notifica dell’ordinanza di arresto domiciliare, perché in quel momento tutto cambia. Quello che colpisce in Tutta la verità è che non esiste mai una vera realtà, ma tante sfaccettature. nei capitoli brevi che si susseguono si ritrova il profondo senso di solitudine e abbandono, il silenzio che cala inesorabile, gli amici che si allontanano, il faro della notorietà che resta acceso sulle vicende giudiziarie, sugli stralci di intercettazioni decontestualizzate che si lasciano pubblicare, il giudizio sommario di colpevolezza. Una ricostruzione cronologica ed emozionale, temporale e affettiva, dove l’autrice ricostruisce con ritrovata consapevolezza le circostanze e gli avvenimenti di quegli anni, dalla conquista del “potere” alla sua perdita.
C’è la malattia, la diagnosi, l’incapacità di reagire a qualcosa che ferisce nella dignità. C’è la consapevolezza di non essere la persona rappresentata, descritta, analizzata dalle cronache di allora e dalle pagine delle ordinanze. Dal 2010 al 2022 affronta “sei processi, di cui quattro conclusi con assoluzione … resta una condanna per aver commissionato dei lavori di bonifica di computer” e qui apre una riflessione sulla Giustizia e sul suo uso, “può anche succedere che l’ingiustizia prevalga sulla giustizia, la bugia sulla verità … che la legge non sia uguale per tutti”.
Basta un libro a cancellare anni di sofferenza? No, ma con queste pagine Lea Cosentino ritrova la sua identità, anche sociale, che coincide con la verità, la sua. Torna ad essere semplicemente Lea.