Elio, calzolaio di terza generazione con una grande passione
L’odore di cuoio e la polvere, le foto appese alle pareti in pietra. Fustelle, lesina, basette, fibbie, punteruoli, trincetti, raspe, colle sul banco di lavoro. Si respira storia nella bottega di Elio Schettini, 35 anni, calzolaio, da tre generazioni. C’è passione nei gesti, c’è cura nelle mani. Abilità e dedizione, ricerca e studio, perché il tempo scorre fuori dalla porta e i materiali cambiano, si evolvono per un pubblico diverso. Elio lo sa che il suo è un piccolo regno incantato. In via Principe Amedeo nel cuore del quartiere Libertà a Bari, suv e automobili sfrecciano a passo d’uomo nel caotico traffico, ma dentro, in quella piccola bottega, se non fosse per le scarpe e gli accessori delle ultime collezioni dei grandi marchi o delle grosse catene, è un ritorno al passato, neanche remoto, fatto di artigiani e di comunità. Elio lo sa che il suo è un lavoro prezioso, lo sa ti accoglie con un sorriso gentile, il suo grembiule in pelle e le mani operose di chi ha esperienza e amore nel riparare, nell’aggiustare, nel donare nuova vita. Elio ha anche un fratello, Piero, calzolaio e creativo. Tutti e due hanno deciso di essere la terza generazione di calzolai Schettini, una tradizione che si rinnova dal 1918.
C'è un tempo lento nel suo lavoro, una dedizione che sconfina in passione?
Prima di tutto c'è la passione. La passione è fondamentale. Se uno non ha la passione per fare questo lavoro non si cresce, ci si arrangia.
Di padre in figlio, un'arte che si tramanda?
Certamente. Ho imparato le basi da mio padre e lui ha imparato da mio nonno. Poi il resto si apprende lavorando, mio padre è ancora di aiuto quando abbiamo bisogno di una mano. Mio fratello ed io abbiamo seguito le orme di nostro padre e di nostro nonno e comunque non si smette mai di imparare. Negli ultimi anni sono cambiate tante cose, le lavorazioni delle scarpe, i materiali di nuova generazione, come gomme e collanti. Ci sono oggi materiali che sappiamo lavorare meglio io e mio fratello. Ma la nostra conoscenza è sempre miscelata con l'esperienza di mio padre.
La qualità dei prodotti nel corso degli anni è cambiata?
La qualità? È scesa tantissimo. Con la globalizzazione ci si è spostati sui grandi marchi con prodotti per tutti ma di bassa qualità. Ora quelli che un tempo erano prodotti di qualità sono diventati beni di lusso che purtroppo possono concedersi in pochi.
Pensa che il sistema tributario sia adeguato a sostenere e valorizzare l'artigianato?
Se si rientra in certi regimi fiscali agevolati, quello dei minimi o il forfettario, sicuramente sì altrimenti è molto difficile sopravvivere. Ciò che non va è la normativa sull'apprendistato. Prima era molto più semplice insegnare ad un ragazzo questo lavoro. Oggi è quasi impossibile perché con un collaboratore si uscirebbe da questo regime fiscale agevolato. Il segreto che mi dice sempre il mio commercialista è : "conta sempre e solo sulle tue mani". Solo così si riesce a sopravvivere.
C'è stato un momento in cui hai pensato che il tuo lavoro sarebbe scomparso?
No, quello no, grazie a quello che vedo ogni giorno no. Le parole di mio padre io le ascolto spesso, mi ha sempre detto: "se tu lavori bene, con questo lavoro riuscirai sempre a vivere”. Ed è così.
Ti auguri che ci sia una quarta generazione Schettini.
Speriamo. Io per ora ho un maschietto e mia moglie è incinta del nostro secondo figlio, del quale non conosco ancora il sesso. Io spero che seguano la mia strada, ma non li costringerò. Si vedrà. Come è successo per me e per mio fratello. Mio padre sperava proseguissimo il suo lavoro e così è stato.