Cammina nel buio che avvolge la città, corre tra i viali del Louvre, balla rapita dalle note in un vortice che crea e trascina tutto a sé.
Jeanne Moreau era quel vortice in cui tutti si sono fatti trascinare. Buñuel fu tra i pochi a rifiutare il suo amore, troppo giovane quella ragazzina che non si curava del fatto che lui fosse già sposato. Ma il fascino, il carisma erano innegabili anche per il grande regista che la scelse come protagonista in Diario di una cameriera e sempre ne ha ricordato l’andatura “quando cammina i suoi piedi tremano leggermente sui tacchi, dando l’idea di una vaga tensione, di un’instabilità”, parte imprescindibile del suo magnetismo. La scoprì, come si scopre una pietra rara, dopo averla vista ne Ascensore per il patibolo, “ringraziamo Louis Malle per aver mostrato al mondo la magnificenza di Jeanne, e averlo fatto attraverso quell’andatura”. Quel film fu per molti versi una scoperta, lei fu “spogliata” da Malle di ogni orpello, prima tra tutti il trucco. Ne voleva catturare l’essenza.
Le riprese erano essenziali, il film intero fu girato con pochi mezzi. Il risultato fu autentico, vero, proprio ciò che cercava Moreau che durante le riprese incrociò Miles Davis, chiamato a comporre la colonna sonora. Cosa che fece in appena due giorni guardando il girato a fine riprese. Magnetici, vibranti di un talento irraggiungibile, abbaglianti, furono amici, amanti, ancora amici.
Incontra Truffaut e dal loro incontro nasce Jules e Jim, un film imprescindibile per lei e per tutte le generazioni che verranno. Lei si butta a capofitto in quel progetto dove non solo sarà la protagonista, ma anche la costumista, la scenografa, la cuoca “c’era la nostra giovinezza, non adolescente ma adulta, cioè leggera e profonda insieme”. Sul set discutevano, si scontravano, si allontanavano, poi tornavano a girare. Tutto era una grande storia d’amore per lei. E anche Truffaut di quell’amore che lei insaziabile concedeva, ne fu ammaliato, “Jean Moreau è appassionata e appassionante. Ogni volta che me la immagino a distanza, la vedo che legge non un giornale ma un libro. Perché Jeanne Moreau non fa pensare al flirt, ma all'amore”.
Tutti erano conquistati e vinti da quello spirito libero e indomito, ribelle e passionale, misterioso e innocente, anche Marcello Mastroianni che di lei disse “era sempre alla ricerca dell’amore, dopodiché lasciava le sue vittime sul bordo della strada”, lei ne era consapevole e di questo gioco che portò avanti per tutta la vita disse “sono stata desiderata più di quanto abbia desiderato”. Nessuno è rimasto indenne. Neanche Pierre Cardin, dichiaratamente omosessuale. Anche lui non riuscì a resisterle “Jeanne mi ha sconvolto. Corrispondeva alla mia natura profonda. Era bella come sognavo che fosse la bellezza. Sensibile. Intelligente. Una trascendenza” rivelò in una famosa intervista a Paris Match “Non ho mai amato le donne, eppure amavo Jeanne Moreau”.
E le donne? Non poterono che riconoscere il turbamento che Jeanne Moreau provocava in chiunque le fosse intorno. Marguerite Duras che le fu amica per tutta la vita la definì “inafferabile”.
Francoise Hardy parlando di lei disse che più si cercava di dipanare il mistero che avvolgeva Jeanne Moreau più quel mistero si infittiva.
Anche la donna più desiderata del pianeta, Brigitte Bardot, fu conquistata da lei “Trovavo Jeanne semplice ma sofisticata, calorosa e però anche dura, molto attraente ma temibile. Insomma la trovavo così come l’avevo immaginata, con il suo straordinario potere di seduzione che malcelava il suo carattere di ferro”.
La Duras tornò a parlare dell’amica in una celebre intervista apparsa su Vogue nel 1965 dove scrisse “ammirata come nessun’altra, attorniata come nessun’altra, Jeanne Moreau pone il problema della solitudine della donna”.
Nessuna era come lei, perché, utilizzando le parole di Jean Renoir “In lei tutto è assolutamente nobile”. Agli uomini leggeva ad alta voce La Recherche di Proust e li incantava con ogni fibra del suo essere. Era autorevole, ogni regista, scrittore, artista con cui abbia parlato, pendeva dalla sue labbra. Potevano scontrarsi con lei ma le sue parole non rimanevano inascoltate. Forse perché erano libere. Non si è mai piegata a nessuna logica, a nessun interesse. Tutto doveva essere alto e puro, o non essere. Insaziabile di vita sino alla fine fu fedele solo a se stessa “casi, coincidenze, occasioni, che tutto confluisca nel fiume del vivere; niente va lasciato andare, e io non mi privo di niente, di nessuna possibilità”