Come evitare di cadere in tutti quei tranelli comunicativi che ci rendono inutilmente litigiosi?
Per Bruno Mastroianni litigando si impara e si comprendono gli schemi che portano al litigio, identificando così i meccanismi per arrivare ad una comunicazione che sia davvero un confronto tra due o più persone, uno scambio reciproco di idee, pensieri, punti di vista.
Filosofo di formazione, giornalista e social media manager di professione, Bruno Mastroianni ha scritto un piccolo manuale per “disinnescare l’odio online”. Dopo la Disputa felice, è la volta di Litigando si impara edito da Franco Cesati che segue uno schema preciso: prologo, argomentazione, replica, difesa ed epilogo. Se come dice Asimov “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”, anche la lite lo è per chi non sa discutere.
“L’uso ripetuto di un linguaggio binario e polarizzato che si pone costantemente nell’ottica di alternativa inconciliabili ha portato a produrre una sorta di riflesso riduzionista per cui di fronte a qualsiasi tema di cui si discute scatta immediatamente un riflesso alla contrapposizione inconciliabile: si sceglie da che parte stare e la si assume come quella giusta/vera/buona rispetto all’altra che è menzognera, infondata, manipolata. Ciò alimenta continui litigi spettacolari” scrive Mastroianni.
Ma la lite non è generata unicamente dai leoni da tastiera che a sproposito insultano e sminuiscono l’interlocutore, può essere innescata dalla fear of missing in “l’insopprimibile esigenza non solo di essere tagliati fuori dall’informazione, per la paura di perdersi qualcosa, quanto quella di dover esprimere costantemente la propria opinione sulla questione del momento per sentirsi parte del flusso”. Magari a volte è meglio star zitti.
Ignorare le provocazioni, considerare e accettare che l’altro possa avere ragione e se la ha solo in parte focalizzarsi su quella tralasciando il resto e ricordarsi sempre della moltitudine silenziosa che ascolta e legge quello che diciamo e scriviamo.