Omar Khayyâm è un poeta persiano, nato nella città di Nisciâpûr. Astronomo, vissuto nel 1100, ha suscitato l’interesse degli studiosi.
Innumerevoli le quartine a lui attribuite sul significato delle quali ci si interroga ancora oggi, in bilico tra filosofia e misticismo.
Il libro Quartine, a cura di Alessandro Bausani, Giulio Einaudi Editore propone le opere di Omar Khayyyâm, con un accurato lavoro di ricerca e traduzione.
“Khayyâm è per gli uni un ateo scettico, per gli altri un mistico esoterico, per altri ancora un filosofo che esprime in bei versi l’ansia di conoscere il Vero, inappagabile con la sola ragione. … Per Arberry Omar è soprattutto il poeta del pessimismo razionalistico, ma un pessimista che non si prende mai troppo sul tragico e che allegra e ravviva il suo dire con una delicata vena di umorismo”, sottolinea Bausani nella nota introduttiva.
“Poiché nessuno risponde, ahimè, del domani/ Rallieta dunque, oggi, questo triste cuore./ Vino bevi al chiaro di luna, o Luna, ché la luna/ Molto ancor brillerà, e noi non troverà sulla Terra”, dove “Luna” è appellativo di bel volto.
“Ogni mattina, quando il volto del tulipano gocciola di rugiada/ E l’esile vita della viola sul prato si piega a un inchino, / Davvero m’allieta allora vedere il virgineo bocciolo/ avvolgersi stretto nel manto colorato di rosa”. In questa quartina, diversa, nello stile, dalle altre, si ritrovano le descrizioni della natura della lirica classica persiana.
“Poi che, o amico, conosci ogni riposto segreto,/ Perché senza scopo t’attardi in tristi e inutili cure? / Poiché dal tuo arbitrio nessuna cosa dipende, / Trascorri lieto quest’attimo or che ti trovi qui, vivo”.