Vagando per le strade semi deserte in una calda mattina di marzo, ascoltando musica da una vecchia chiavetta usb ecco le note di una nota canzone.
Il titolo Mi Riposa, l’album La sposa occidentale, di Lucio Battisti. I testi di Panella. “Scavalli ed accavalli le gambe, d’un tratto, come i tergicristalli, e infatti ti schiarisci, traspare, che dentro l’idea chiara, vacillano i corpi giovinetti col tridente ad infilzare gli amori serrati, corazzati e profondi dei ricci di mare”, canti e il mare è a pochi chilometri da te e marzo è un mese con la ‘r’, mese buono per pescare ricci.
Cambiare rotta, scegliere la scogliera più bella, cercare il tuo amico Francesco, per una battuta di pesca. Starò in barca ad osservare mare e cielo, mentre lui si immergerà per raccogliere doni pungenti. Eccolo affiorare, pochi ricci, quanti bastano per un assaggio, che al mare non si deve mai chiedere di più del necessario.
Solleticano la mano con i loro aculei mentre brillano ai raggi del sole, con un rapido gesto di coltello, Francesco, divide un riccio a metà , ecco le gonadi arancio, stella di mare. Per lui è “buonissimo, freschissimo, delicatissimo, prelibatissimo”, tutto issimo, superlativo, assoluto. “Il riccio di mare, classe echinodea, ha due emisferi, uno rivolto verso il basso, dove c’è la bocca, l’altro verso l’alto. Tra gli aculei ci sono i pedicellaria, piccole appendici con varie forme per diverse finalità, dalle ventose per muoversi, alle pinze per catturare”, spiega Francesco facendo danzare un piccolo riccio sul palmo della sua mano. Me ne porge una metà e gli chiedo “e gli amori serrati e profondi?”. Francesco sorride “i ricci di mare non amano la luce e non si accoppiano, le uova vengono deposte nell’acqua e fecondate dagli spermatozoi maschili”.
“Ne posso prendere altri 35 se vuoi preparare degli spaghetti”, dice Francesco osservando la costa. “No, i ricci di mare meglio lasciarli lì sul fondo, immaginarli stretti, vicini, serrati, profondi, danzare lentamente per i loro piccoli spostamenti”. È tempo di tornare.