Affondare un morso in una tetta della monaca e provare un sottile piacere è una esperienza che tutti dovrebbero vivere. Il dolce tipico di Altamura
ha una lunga storia e una origine incerta, eppure domina la città e la Murgia arrivando al mare. Morbido impasto di ingredienti ed aria, e crema fresca a stuzzicare il palato. Lo noti in tutte le pasticcerie della città, ma una, solo una, ne custodisce il segreto tramandato da chi di tette ne ha sfornate per decenni: le suore clarisse dell’antico monastero. Il segreto, gelosamente custodito, della vera ricetta è rimasto confinato tra le bellissime mura del monastero di Santa Chiara, ma la crisi delle vocazioni, l’avanzare della età delle ‘sorelle’ hanno inevitabilmente portato alla apertura dei locali dedicati alla pasticceria a giovani donne cui è stato trasmesso oralmente. Impasto di albumi e tuorli, zucchero e farina, amido e lievito, tutto montato e incorporato a mano con destrezza e abilità sottraendo aria e poi in forno alla giusta temperatura. E dopo l’asciugatura ecco l’incontro con la crema. Delizia del palato, sublime morbidezza da togliere il fiato. In tutte le pasticcerie di Altamura le tette fan bella mostra di se, impossibile resistere alla tentazione di assaggiarne una, di sfidare il vento o la pioggia per arrivare in città e comprarne una. Piccole cupolette dal cuore cremoso, stridono con l’austerità delle rocce murgesi. Morbidezza contro durezza. Pasta soffice contro pietre dure. È tutta qui la tetta della monaca, è nel contrasto con il palato. Lo senti lungo la schiena il piacere dell’assaggio, è brivido e vorresti davvero non finisse mai. Allora non basta consumarle sul posto, qualcuna per gli amici altre per te, si esce sempre con qualche confezione dalla pasticceria. Da consumare con assoluta volontà di farsi del bene.