Facile distinguerli tra le erbe e le altre piante commestibili, facile raccoglierli armati di coltello alcuni giorni dopo le piogge invernali.
Quando non si sa che fare e si vaga raminghi tra le campagne che aspettano l’aratura di marzo ed è il verde a primeggiare in tutte le sue sfumature, la raccolta di queste piccole piante è un utile diletto, un gioioso passatempo, poi un saporito pasto. Prima era una raccolta necessaria, per porre rimedio alla fame, per nutrire il corpo e la mente. Lo ‘zangune’ è facilmente identificabile anche all’occhio meno esperto, può essere consumato sia crudo che cotto, ed è ricco di sostanze nutritive. Nel Salento, dove lo ‘zangune’ è tipico, sono sia il Tarassaco che il Crespigno ad avere questo nome. Erbe spontanee, resistono a temperature fredde su qualsiasi tipo di terreno e di esposizione. Pianta erbacea annuale, ha le foglie con margine dentato e irregolare e si diramano sulla terra con il loro verde scuro, raccolgono sole e pioggia. I capolini in primavera sono piccoli e gialli.
Possono essere consumati cotti sia soli che insieme ad altre specie spontanee per deliziose minestre o per morbide frittate di verdurine, dipende dai gusti e dalle inclinazioni. Scovarli sui terreni incolti, nelle vicinanze di muretti a secco, è facile, soprattutto nelle giornate calde di febbraio prima che arrivi la primavera, prima che tutto torni a nuova vita. Riempire un sacco, pulirli, lavarli bene, lessarli e poi in pentola, filo d’olio extravergine di oliva, due pomodorini, qualche oliva nera e il pranzo è servito. Profumo intenso, sapore forte, e per chi ama il piccante un piccolo peperoncino. Piatto caldo per superare l’inverno che potremmo portare dentro.