Nero, un sapore unico. Nero, ricco di vitamine. Il cece, nero, della Murgia ha una forma e un colore inconfondibili, non è un cece qualsiasi.
Presidio Slow Food viene coltivato solo in alcune zone della Murgia, in quella carsica della provincia di Bari. Destinato all’estinzione è stato recuperato da alcuni volenterosi. Si coglie in agosto quando la terra è bruciata dal sole e l’acqua è un miraggio settembrino. Dopo l’essicazione il cece nero è pronto per essere preparato e degustato. Più piccolo del cece normale, ha la buccia rugosa, ed è ricco di vitamine B, C, K e E. Cotto in una pentola in creta, sui carboni ardenti, è uno spettacolo per chi ama le leguminose. Il suo sapore erbaceo stupisce il palato. La sua forma a chicco di mais ricorda un piccolo sassolino lungo la scogliera.
Perché sia ben cotto il cece nero ama stare in ammollo per almeno 12 ore, ama che la sua buccia rugosa si ammorbidisca con l’acqua. Altre due ore sul fuoco prima di finire in tavola con un bel peperone o una carosella sotto aceto da gustare in compagnia. A lui non occorre nemmeno il sale, è buono così, un filo d’olio extra vergine di oliva. Ma non disdegna la cipolla, rossa di Acquaviva, o la compagnia di pasta fresca.
Nel suo nero intenso e lucido seduce con eleganza, sembra quasi pavoneggiarsi nella sua inconsueta brillantezza ed unicità. Cece nero della Murgia, ed è subito inverno, piatto da gustare in compagnia di chi non disdegna il sapore di una terra generosa, la fatica degli uomini, il dono della natura.