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La scelta di tornare

La scelta di tornare

Le stanze inesorabilmente vuote, le porte aperte, i computer spenti sulle scrivanie. Le sedie libere. E in casa è silenzio.

Nessuna merenda da preparare. I ragazzi hanno scelto di tornare a scuola. Lo hanno fatto in autonomia, anche se minorenni. 13 e 14 anni, scuola secondaria e Liceo. Uno di sette, una di cinque. Banchi vuoti, gli altri, i compagni, sono a casa, le stanze affollate, i dispositivi accesi, microfoni e camere spenti, cellulare tra le mani per chattare. Qui in Puglia una ordinanza dava la possibilità di scegliere se tornare a scuola o restare a casa. Una scelta governativa, presidenziale, criticata anche dai banchi della stessa maggioranza.

Uno di sette, una di cinque e i professori, alcuni, ad incoraggiare il ritorno che la scuola non è uno schermo, non è stare da soli, è socializzare, confrontarsi, discutere a viso aperto. La scuola è insegnare a ragionare, a pensare, a scegliere ciò che è meglio e non sottomettersi al più comodo e facile.

Scegliere di tornare, uno di sette, una di cinque, oltre gli scherni dei gruppi whatsapp, oltre i giudizi e le ingerenze di chi decide per altri.

Scegliere di tornare, mascherina in faccia, igienizzante in tasca, percorrere i metri ed i chilometri per ritrovarsi in aula per studiare. Professori e personale scolastico vaccinato in previsione proprio di un ritorno a scuola sacrificando forse i fragili ancora in attesa. Che senso ha restare a casa, mentre fuori la vita attende di essere vissuta?

Nella solitudine di una libertà persa, nell’indifferenza di una insopportabile limitazione, fuori dalla campana di vetro che protegge non puoi che scegliere di tornare.

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