Gianluca Pagliara lo conosciamo da un po’, nasce a Campi Salentina, studia Informatica all’Università degli Studi Aldo Moro di Bari.
Poi ha vinto il terzo premio della competizione internazionale Loop Q Prize 2019, poi con una borsa di studio Erasmus+ TUCEP è volato a Liverpool dove ha sostenuto il tirocinio al Department of Computer Science della University of Liverpool come Honorary Research Associate, e ora è studente di Data Science all'Università di Milano-Bicocca. L’Italia si ferma, poi il resto del mondo la seguirà. Viviamo mesi inimmaginabili e Gianluca in quei lunghi mesi immagina un eroe, un medico, che combatte una guerra invisibile per sconfiggere un virus killer. Il medico/eroe affronta ambienti e nemici unici, colleziona armi e abilità ispirate alle buone pratiche della vita. Alla fine Pagliara realizza un gioco (scaricabile da Google Play) Invisible War - Defeat the virus e decide di destinare la metà degli incassi in beneficenza proprio per combattere il Covid 19.
È il primo videogioco che realizzi?
Sì, è la mia prima esperienza nello sviluppo di videogiochi. Tutto è nato da una sfida con me stesso, volevo riuscire a raggiungere un livello soddisfacente in un nuovo ambito durante la quarantena. Ovviamente non partivo totalmente da zero, avevo conoscenze in settori affini poiché laureato in informatica.
È questo quello che vorrai fare al termine dei tuoi studi?
Non era qualcosa di previsto, ma ho capito che è un campo che mi appassiona. Sicuramente continuerò a specializzarmi nell'ambito di studio attuale (quindi per diventare un Data Scientist), ma mi piacerebbe portare avanti anche questa passione. Se questo progetto dovesse andar bene o in futuro dovessero venirmi nuove idee, non escludo di dedicarmi a tempo pieno a questo.
Come ti è venuta l’idea di questo gioco?
L'idea del gioco nasce dalla volontà di voler dare un piccolo contributo alla situazione d'emergenza. L'idea di base è stata quella di ricordare a tutti come dei piccoli gesti possano aiutare a contenere la diffusione dei virus, quindi da subito mi sono concentrato nell'integrare questi elementi (l'importanza della mascherina, il lavaggio delle mani…) in un gioco che fosse comunque divertente da giocare. Inoltre rendere omaggio alle persone che erano impegnate in prima linea contro il virus, ossia il personale medico, motivo per cui l'eroe del gioco è un dottore. Infine per dare un contributo concreto alla causa ho deciso di destinare metà dell'eventuale ricavato al fondo OMS.
Hai progettato questo gioco mentre eri in quarantena. Dove ti trovavi?
Avendo finito la sessione d'esami, ero tornato a casa dalla mia famiglia per passare un po' di tempo con loro, intenzionato a tornare dopo qualche settimana. Alla fine non sono più potuto tornare a Milano proprio per l'inizio del lockdown.