Non era un artista del suo tempo, ha sempre avuto una visione, è sempre stato avanti. Oltre lo spazio e il tempo, proiettato nel futuro.
Inventore, profeta, protagonista della cultura Italiana del Novecento, Giacomo Balla ha segnato il panorama artistico ricostruendo l’universo. Lui che si paragonava a Leonardo e Tiziano, ha usato forme e colori adattandole alle sue visioni.
Nasce a Torino nel 1871, il prossimo anno ricorre il centocinquantesimo dalla sua nascita, e nel 1895 dopo aver frequentato l’Accademia Albertina, lascia la sua città natale per trasferirsi a Roma, dove porta la nuova tecnica del Divisionismo ed avrà come allievi Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi. Severini scriverà di Balla “era un uomo di assoluta serietà, profondo e riflessivo … dipingeva con colori separati e contrastanti”.
Le prime opere dei primi anni del secolo di Balla hanno un tema cardine, la questione sociale. Lui dipinge con inquadratura fotografica, le classi deboli e gli alienati. Temi che tralascerà nel secondo lustro del primo decennio dove prende forma la luce rivelatrice. Balla aderisce in seguito al movimento Futurista, e progetta con Fortunato Deplero il manifesto di Ricostruzione futurista dell’universo, “col Futurismo l’arte diventa arte-azione”. Negli anni Venti le componenti futuristiche vengono accantonate nelle opere di Balla che si interessa in quegli anni di dinamismi cosmici e fenomeni psichici.
Balla nel corso della sua vita ha dipinto opere, ha sperimentato, ha progettato. Le sua è una “sintesi complicata tra luce, movimento, spazio, stato - d’animo, oggettività e psicologia”. Balla “ama il colore. È il cantore dell’iride … assortisce le varianti dal viola al rosso solferino in implacabili accostamenti”.