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Grazia Deledda, la volontà di essere scrittrice

Grazia Deledda, la volontà di essere scrittrice

Lei è stata la prima ed unica donna italiana a ricevere il premio Nobel per la letteratura. Era l’anno 1926 e l’autrice sarda aveva 55 anni. 

Solo lei, Grazia Deledda, seppe narrare con occhio realistico e vero le grandi inquietudini del mondo sardo ma anche il risveglio e il riscatto. Nata a Nuoro nel 1871 aveva ben chiaro fin da bambina che i confini della grande isola non potevano bastarle, il suo orizzonte era più ampio, il suo sguardo rivolto al continente e a Roma dove si trasferì nel 1899 e dove rimase fino alla sua morte.

Iniziò presto a scrivere e già nel 1891 pubblica il suo primo romanzo, Stella d’Oriente, a puntate sul quotidiano L’avvenire della Sardegna ed inizia a collaborare con diverse riviste letterarie. Non smetterà mai di scrivere e di pubblicare, un libro all’anno fino a Cosima, romanzo autobiografico, pubblicato postumo. Lottò fin da piccola per essere ciò che era, una scrittrice, contro la famiglia. I suoi conterranei, che vedevano nei suoi scritti una descrizione di Nuoro e della Sardegna come terra rude e arretrata, non compresero fin da subito l’opera della scrittrice, voce narrante in cui il luogo diventerà secondario, sfondo, per storie “di uomini e di donne”. 

Grazia Deledda ha collegato in maniera imprescindibile la letteratura sarda e la sua lingua a quella italiana. I suoi personaggi compiono una evoluzione seguendo la sua.  Dalle prime novelle in cui i protagonisti vivono le loro storie d’amore in una ambientazione, quella realtà nuorese in cui prevale l’ipocrisia, ai suoi romanzi in cui la sua isola è non più al centro della narrazione, perché prendono forma le analisi psicologiche dei personaggi, queste sì indagate e sviscerate. Se in Elias Portolu, i personaggi sono mossi dall’amore e da questo guidati senza temere nulla se non Dio, in altri romanzi come Cenere i protagonisti lottano e accettano le proprie colpe.  

La motivazione del premio Nobel è chiara “per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”. Lei nel suo discorso rispose “Sono nata in Sardegna. La mia famiglia, composta di gente savia ma anche di violenti e di artisti primitivi, aveva autorità e aveva anche biblioteca. Ma quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è un poeta. Senza vanità anche a me è capitato così. Avevo un irresistibile miraggio del mondo, e soprattutto di Roma. E a Roma, dopo il fulgore della giovinezza, mi costruì una casa mia dove vivo tranquilla col mio compagno di vita ad ascoltare le ardenti parole dei miei figli giovani. Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino, ma grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio”.

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