Incontrando Bjorn Larsson ci si immagina di parlare di libri o meglio solo di quelli e invece no, si parla di mare, di libertà che è strettamente connessa con l’identità, di radici. Ma questo, a dire il vero, ogni suo lettore poteva immaginarlo.
Larsson è un marinaio-scrittore, così chiedendogli se il Mediterraneo sia o meno un mare chiuso lui risponde prima da navigatore “E’ un mare vero, però per me il paradiso per navigare sono la Scozia, l’Irlanda, la Bretagna, non è il Mediterraneo perché è troppo affollato soprattutto d’estate. Fuori stagione si, è più bello. E’ un mare un po’ traditore, quando arriva la burrasca, il maltempo, arriva subito. L’Atlantico è più prevedibile, forse è più ventoso però è più affidabile”. Solo dopo lega il Mediterraneo agli attuali flussi migratori “si parla di questa cosa come di un fenomeno recente. Ci si dimentica delle migrazioni algerine e marocchine in Spagna di una quindicina di anni fa, dei cileni in Svezia. Chi parla di una invasione in Italia non ha conoscenza della storia e dimentica che ci sono 16 milioni di italiani che sono emigranti. Non è una questione solo italiana o solo europea, ma è globale”.
Che si parli della questione ebraica, trattata nel suo ultimo libro o dei flussi migratori, per Larsson al netto della libertà delle idee e delle opinioni, ciò di cui c’è bisogno è “Il coraggio del dialogo e del cambiamento”.
Arriviamo al suo libro, La lettera di Gertrud (presentato ieri alla Libreria 101 di Bari) che è un libro “contro l’identità. Un uomo scopre alla morte della madre che era ebrea e lui a quel punto deve mettere tutto in discussione”. Identità, radici, libertà. Tutto si concatena. La lucidità con la quale ne parla è tipica di un uomo che vede il mondo restando al di fuori del contesto “Io ho vissuto uno sradicamento delle mie radici. Il mio bisnonno è morto in mare, così come mio padre, quando io ero molto piccolo. Mia madre lavorava sempre e non c’era mai e non avevo alcun rapporto con la famiglia di mio padre. Io ho iniziato a viaggiare prestissimo, ho vissuto sempre all’estero, per molto tempo a Parigi e oggi in Italia. Io ho un passato di frammenti. A volte ho nostalgia di quello che non ho avuto, alle volte penso che la mancanza di legami mi renda più libero”.
Larsson parla del suo libro pur non parlandone.
Esistono temi che diversamente da quanto si possa pensare non toccano universalmente, in egual modo, le corde di ogni individuo. “Quando volevo scrivere di libertà il mio editore svedese si oppose. Non è un tema che in Svezia fa scoccare la scintilla. Invece qui in Italia si, è molto sentito. Forse perché avete vissuto due guerre mondiali, forse per il vostro legame con la famiglia, la terra, il cibo”.
Come ogni bravo navigatore osserva, scruta, studia, elabora. Racconta di quando “una ragazza italiana, di circa vent’anni mi ha scritto un messaggio ringraziandomi per quello che avevo scritto perché solo dopo aver letto le mie parole poteva sentirsi libera di vivere la sua vita, senza i lacci che la trattenevano. Questo mi ha molto impressionato”.
La libertà è solcare il mare con la sua barca a vela, la Rustica e quando lo fa “se devo scrivere, non mi porto libri da leggere…Dostoevskij e Balzac hanno parole più interessanti delle mie”. Scrive i suoi libri a mano prendendo appunti a matita su un vecchio quaderno. “Poi quando trascrivo tutto al computer cancello ogni pagina e per il successivo libro ci riscrivo su. Questo quaderno l’ho riscritto una quindicina di volte”. Quando scrive ricorda le parole di un suo famoso collega “mai annoiare il lettore” cosi lo sfida “Si può sfidare il lettore nella forma o nel contenuto, io lo sfido nel contenuto riempendo le mie pagine di particolari, al punto che si, la lettura è scorrevole e veloce ma poi il lettore quasi si pente di averlo letto così velocemente”. Come il processo creativo prende forma è per Larsson un mistero, anche se “Tutto ciò che leggo mi influenza. Da quando avevo vent’anni ho iniziato ad annotare frasi e stralci di libri che mi piacevano, mi impressionavano, mi facevano riflettere. Un po’ di tempo fa ho deciso di trascrivere tutto sul computer e mi sono reso conto di come molte cose che ho scritto nei miei libri non sono mie, erano dentro di me dopo averle lette altrove”.
I libri hanno influenzato il suo lavoro ma anche e soprattutto le sue scelte di vita. “Quando ho letto Viaggio al centro della terra volevo fare il vulcanologo, quando ho letto Cousteau sognavo di diventare biologo, Hemingway e Simone de Beauvoir mi hanno portato a trasferirmi a Parigi e vivere come un artista”.
Libri e vita in Larsson si intrecciano e così quando gli chiediamo quale sia il suo autore preferito, risponde “Harry Martinson, non un modello di scrittura, ma un modello di vita, svedese, autodidatta, marinaio, premio Nobel per la Letteratura nel 1974”. Un guizzo negli occhi chiari come il mare, un sorriso da vecchio navigatore gli illumina il volto, ha intuito i nostri pensieri. Sa di averci incuriosite, ma spegne il nostro entusiasmo dicendo, nel nostro silenzio “No, non è tradotto in italiano”.