Partiamo da un dato di fatto. Per una libreria indipendente è praticamente impossibile competere sui prezzi con l’e-commerce e anche con la grande distribuzione.
Partendo dal prezzo di copertina ogni rivenditore ha uno sconto dalla casa editrice (se si rivolge direttamente a lei) o dal distributore, che si aggira intorno al 25-30% sul prezzo di copertina per le piccole libreria, sconto che sale approssimativamente al 40% per le librerie di catena e addirittura può superare il 50% per la grande distribuzione (gli ipermercati).
Basterebbe questo per comprendere la fatica del piccolo di sopravvivere sul mercato. Ma non basta. Su quel 25-30% sul prezzo di copertina il librario paga alla casa editrice un 2% di porto imballo. Quindi, facendo un esempio, su un libro che costa 15 euro e sconto ottenuto dal libraio è del 25%, meno il 2% di porto imballo. Il margine - non ancora netto - di guadagno è di 3,45 euro a copia. Ora su questi 3,45 euro vanno detratti tutti i costi, bollette, tasse, personale, fitto del locale.
Poi c’è la questione del magazzino. I libri che trovate in libreria non sono stati tutti acquistati dal librario, una parte sono in conto deposito, se non vengono venduti, teoricamente possono essere restituiti alla casa editrice. Ma anche qui c’è un altro ostacolo. L’indice di rotazione. Ovvero quante volte un libro viene venduto in un anno. Questo serve per stabilire le modalità di pagamento che la libreria otterrà dalla casa editrice. Se l’indice è pari a 3, solitamente i pagamenti sono a 120 giorni, a 4 scendono a 90 giorni e via dicendo. L’indice di rotazione determina quindi di quanta liquidità ha bisogno un librario. E se alla scadenza non dovesse avere la liquidità per pagare tutti i libri acquistati? Chiederebbero alle banche, e quindi interessi da pagare sui prestiti. Alla fine di questa lunghissima catena, immaginate voi quanto rimane di quei 3,45 euro. Semplificando la sopravvivenza di una libreria si basa su una formula matematica: spese fisse/sconto per cento. Che ti da il valore approssimativo che una libreria deve fatturare per riuscire a rimanere aperta.
Il Governo in tutto questo scenario fa qualcosa che sia più concreto dei soliti proclami sull’importanza delle librerie indipendenti?
Nel 2011 è stata emanata la legge Levi che, nel dichiarato tentativo di arginare l’avanzata di Amazon, impose a tutti i rivenditori (dalla piccola libreria alla gdo sino agli operatori dell’e-commerce) un tetto massimo del 15% agli sconti praticabili sul prezzo di copertina e un tetto del 25% per le case editrici ma non applicabile per oltre un mese continuativo e mai a dicembre. In realtà la legge Levi non è riuscita poi tanto a fermare l’avanzata di Amazon né a dare maggiore stabilità alle piccole librerie.
Sempre Levi, oggi presidente dell’associazione italiana editori (Aie) ha recentemente diffuso i dati sullo stato dell’editoria nei primi quattro mesi del 2019. Seppure il fatturato complessivo sia in lieve aumento (+0,6%) questo non si è tradotto in un beneficio per le librerie indipendenti. Meno di un libro su quattro viene venduto nelle piccole librerie e più di uno su quattro sull’e-commerce. Il sorpasso ormai c’è stato.