È una poesia che va oltre il tempo. Gli spazi infiniti aridi e sabbiosi hanno comunque un cielo come volta e tra i granelli e le nuvole
si diramano i versi, percorrono sentieri sconosciuti per arrivare a noi nel loro essenziale valore poetico. Franco Ferrara, esploratore e poeta, lascia con le sue opere un’esplorazione della parola, del senso di una frase, come una pista da seguire per giungere al superamento della variabile tempo.
“Franco Ferrara è l’alchimista che serra dentro stufe d’irraggiungibilità le parole, sapendo che solo a questo prezzo mostrano i loro misteri e movimenti e mutazioni: i loro tempi. Come è poi occorrenza ineludibile del linguaggio del nostro momento, anche queste alchimie congiungono materie di natura a materie d’artificio, di combinazione umana”, scrive Rubina Giorgi.
Nato a Roma nel 1935, fin da ragazzo frequentò circoli della cosiddetta avanguardia, transavanguardia o dello sperimentalismo. Esploratore, ha dedicato energie e tempo alla scoperta delle piste carovaniere utilizzate dai romani nell'Africa sahariana, spedizioni svolte sotto la direzione dell'UNESCO. Muore nel 2014. Lascia poemi di indiscussa potenza destinati a sorprendere per la loro capacità espressiva nella quale si abbracciano essere e forma, suoni e parole.
“La sostanza dell’universo è tutta nella vertigine della parola/ che nutre la bocca insaziabile del silenzio/ E la parola è lo squarcio inferto nella gobba di un dromedario/ per sopravvivere suggendo alla ferita”.