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Aldo Nove e la poesia cosa miracolosa

Aldo Nove e la poesia cosa miracolosa

Per lui la poesia è la forma comunicativa più simbolica, la sua realtà è in continuo divenire. I versi non si fermano, rivivono nel lettore.

Aldo Nove, pseudonimo di Antonio Centanin, sapeva già a sei anni qual era il suo futuro, sa che diverrà uno scrittore, “lo scrittore di quella cosa miracolosa…la poesia”. Come dirà in una intervista  “La poesia per me è la forma comunicativa più simbolica. Non perché sia superiore, ma perché c’è una concentrazione simbolica molto più forte” ed ancora nella “poesia si trova lo spaccato di un mondo, che poi può anche contenere una potenza di visione filosofica”.

I suoi maestri Milo de Angelis e Nanni Balestrini ed anche Edoardo Sanguineti al quale Aldo Nove non è mai riuscito a dare del tu ma rivolgendosi a lui sempre con professore. “Con Balestrini e De Angelis c’è stato e c’è un rapporto amicale in senso gerarchico: è infinitamente più facile che Milo mi dica che una poesia in un punto non va bene, che non il contrario. Con Balestrini abbiamo scritto cose assieme, si respirava molta libertà”, ha dichiarato Aldo Nove.  

“Questo soltanto era per noi/ la gioia: nuotare tra le virgole e i colori/ di un fine pomeriggio; /uscire come maghi da una sala/ di cui il brusio fa rima con il sole/ e il mare ci tagliava/ di tutto, così che/ in ogni cosa segretamente stava/ la galassia”.  Aldo Nove non lascia nulla al caso, cesella le parole, scolpisce versi su pagina bianca, riempie il vuoto, racconta verità, seziona realtà e restituisce visioni. La poesia restituisce pensiero, formula espressioni, dona voce ai silenzi.

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