Fedora rosso, cardigan in lana, occhi brillanti, osserva il pubblico, numeroso, pronto ad ascoltarlo in una fresca serata di settembre.
Aldo Nove, scrittore e poeta, è ospite del festival di cultura europea Lector in fabula a Conversano, organizzato dalla Fondazione Di Vagno. Il suo interlocutore ha con sé tutti i suoi libri. Il pubblico ascolta la sua voce, le sue riflessioni, alcuni suoi testi e i silenzi, quelli degli spazi in cui le parole diventano suono. Noi gli abbiamo rivolto alcune domande.
C'è un potere nelle parole?
Direi assolutamente di sì, poi che tipo di potere sia dipende da che parole sono e da come vengono usate. Jacques Lacan diceva che l'inconscio è strutturato come un linguaggio, e noi ci rapportiamo gli uni agli altri con il linguaggio, ci suggestioniamo con il linguaggio e ci truffiamo col linguaggio.
Possiamo farlo anche con i corpi?
Meno. Nel senso che lì credo, mia personale considerazione, la comunicazione sia più diretta e che tenda a essere più rivelatrice, non tanto della verità, quanto delle intenzioni reali di chi si esprime. È più difficile fingere col corpo. È anche più facile da svelare se uno conosce un minimo di programmazione neurolinguistica.
Che cos’è l’essenziale?
Quanti anni ho per rispondere a questa domanda? La frase con cui si apre e si chiude la storia della Filosofia occidentale. Gnòthi seautòn, conosci te stesso, cos’altro no? Passa attraverso l’esperienza.
C'è un modo oggi per conoscere se stessi e far conoscere se stessi in un Paese che ormai si declina alla solitudine del pensiero?
Sì, attraverso pratiche che oggi più che mai devono essere elaborate singolarmente o in gruppi molto piccoli, poiché non ci sono più aspetti realmente comunitari. Anche nella solitudine, nel silenzio si può, si compie la ricerca.
Superiamo la ricerca. Parliamo di attualità, abbiamo assistito in questi giorni, molto passivamente, all’approvazione di un decreto che limita le libertà. C’è un silenzio colpevole su questo?
È un po' di moda sta cosa negli ultimi due decenni. Credo che con l'esperimento sociale del lockdown, in quel periodo lì hanno veramente testato fino a che livello potevano arrivare di sopraffazione dell'individuo, sull'individuo, che è veramente altissima. Questo in nome di una sopravvivenza biologica che è la cosa che ci viene concessa e anche proposta come ideale, sopravvivere vale tutto. Per chi è un po' grandicello e ha vissuto due decenni in cui si è fatto di tutto per ottenere l'opposto, adesso tutte quelle libertà vengono tolte e ci viene anche spacciato altro. Dicevo del fatto che le parole possono mentire, i corpi meno. Il corpo che si ammala ci sta mandando un segnale molto chiaro. Le scemenze sul fatto che io ti do più sicurezza togliendoti ogni forma di libertà possono funzionare. Retorica e persuasione. È brutta questa domanda, nel senso che è immensamente triste. Ci stanno inculando proprio di brutto e siccome gradualmente ci hanno abituati non ci dà fastidio e fa abbastanza piacere, ad alcuni. Alcune. Alcun.
C’è una possibilità di futuro, da scrittore e da poeta?
C'è sempre una possibilità, la trovo sempre più come via individuale, che non esclude il coinvolgimento di altri. La trovo abbastanza improbabile a livello di massa ma anche a livello di organizzazioni politiche. La politica è svanita di fronte alla finanza che mette delle rappresentazioni teatrali di quella che fu la politica. Cioè tutto sto gioco qua: centro destra, centro sinistra, che differenza c'è tra la Meloni e la Schlein? Una è bionda e una no. Una ha il cognome italiano e l’altra no. Una è un po’ più brutta, ma questa cosa non si può dire, per tutta quella roba lì della discriminazione di genere, misoginia, patriarcato. Negli anni Ottanta, negli anni Novanta si discuteva della crisi del maschio, adesso è tutto patriarcato, un patriarcato pazzesco. E quindi c'è chi per fortuna ci protegge da tutto questo “patriarcalesimo” che ci sta distruggendo la …
Ci protegge lui con la sua visione, le sue parole, con il coraggio di non restare in silenzio.