Cultur&motive

Desolated Dreams, Nariman Darbandi

Desolated Dreams, Nariman Darbandi

Non ci sono terre desolate negli occhi di Nariman Darbandi.

L’artista iracheno nelle sue immagini richiama le tele di Edward Hopper, il pittore dei silenzi americani. Colori, luce,  assenze corrono su un filo che unisce i due artisti. L’ispirazione per Darbandi è nel cinema di cui evoca sensazioni, ma è Hopper che rivediamo nelle sue fotografie.  In tutto quel cielo verde smeraldo, le luci di un rosso intenso,  l’assenza quasi totale di persone, se non avvolte nella loro solitudine, la notte, il gelo, la pioggia. Le definisce  Desolated Dreams e sono in mostra al Phest di Monopoli sino al 4 novembre.

Sorelle minori de I Nottambuli e di Tavola calda, le immagini di Nariman Darbandi generano quello che Hopper disse della sua arte “non dipingo quello che vedo ma quello che sento”.

Sentire, percepire, intuire, sussurrare, svelare.

“Voglio che le mie creazioni trasportino gli spettatori in tempi e luoghi diversi, risvegliando ricordi e sensazioni. Il mio obiettivo è evocare nell’osservatore un senso di nostalgia, di meraviglia e di curiosità. In definitiva, spero di creare una profonda connessione emotiva che sia di forte risonanza e duraturo impatto con il pubblico” spiega l’artista digitale.

Ventotto anni,  tra Iraq e Kurdistan, la sua immaginazione vola oltre e crea ciò che gli occhi non possono vedere.  Il turchese intenso delle sue notti, in un mondo che vorrebbe di meraviglia. L’acqua che lava il mondo dai suoi peccati. Darbandi racconta storie per chi ha il dono di immaginarle dietro un motel lungo una strada desolata, in un camper parcheggiato sul ciglio di una strada, in un’auto con lo sportello aperto, nel mare di asfalto di un parcheggio vuoto, dietro le spalle di una donna che cammina sotto la pioggia con il suo ombrello. Il sogno è lì a portata di mano. C’è sempre una foschia che sfuma i contorni, nessuna  polarizzazione, nessun netto distacco. L’illusione quanto mai vera di una contaminazione, di un confluire costante tra le sponde.

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