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Carmi e Sciascia, tra poesia e mito

Carmi e Sciascia, tra poesia e mito

Parlare con le immagini, scegliere la poesia e non la prosa, tuffandosi nel mito nella memoria e nel sentimento,

rifuggendo dalla ragione, dalla storia e dalla condizione umana, pur narrandola.

Lisetta Carmi nel 1976 riceve l’incarico di realizzare due grandi reportage, una in Sicilia e uno in Sardegna, alla ricerca dell’acqua. Dei due volumi, commissionati da Dalmine, ne verrà stampato solo uno, Acque di Sicilia che sarà accompagnato dalle parole, questa volte scritte, di Leonardo Sciascia.

Si parlano a distanza i due, lunghe lettere per raccontare quel mondo fatto di polvere, sabbia e acqua. Il 7 giugno 1977, quando le foto erano state scattate, Lisetta Carmi scrive a Sciascia “Il materiale mi sembra buono, sia il colore che il bianco/nero: viene fuori una Sicilia ricca di acque, di umanità, di bellezza fisica e interiore: un’anima speciale ricca di tante culture e assetata di tutto”. Lei nata con gli occhi nel mare, in quella Genova crocevia di navigatori, arriva al Sud, un Sud aspro e meraviglioso di cui si innamorerà, abbracciandone bellezza e orrore. “Si, la sete che appare è simbolica, questi occhi che cercano, questi visi che si danno e si offrono con verità. C’è anche un po’ di sete reale: ma le acque sono belle e abbondanti, gli alberi rigogliosi, il verde verdissimo, i fiori splendenti” continua nella sua lettera. Affida allo scrittore  siciliano i suoi scatti. Chi meglio di lui poteva raccontare quella terra ricca e povera al tempo stesso? Non voleva essere definito profeta, parola che gli venne accostata spesso, “Sono semplicemente uno che è nato, è vissuto e vive in un paese della Sicilia occidentale e ha sempre cercato di capire la realtà che lo circonda, gli avvenimenti, le persone”.

Capire era una costante. Si riprova decine di scatti scarsi sulla scrivania, nulla gli è nuovo, eppure gli occhi di Carmi indugiano là dove altri non indugiavano. La poesia delle piccole cose è sotto i suoi occhi. Scrive a margine di quelle foto, “La fotografia - quando è fotografia: perché anche la fotografia, oggi, può essere altro; cioè negarsi come fotografia e aspirare al nulla – si crede sia (effettivamente è) la rappresentazione più oggetti - va possibile della realtà, delle cose come sono. Ma senza venir meno alla sua natura, al suo assioma, la fotografia - un insieme di fotografie - può parlare poesia – e cioè mito, memoria, sentimento - invece che prosa - e cioè ragione, storia, condizione umana. Queste fotografie delle acque siciliane - una per una, verissime, realissime, scattate qui ed ora - nell’insieme sono da disporre sulla mappa immaginaria che abbiamo tentato di tracciare: anch’esse mito, memoria, poesia”.

In quello stesso anno, Acque di Sicilia vincerà il premio mondiale del Libro, a Lipsia.

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