Pensare, il mondo intorno al nostro sguardo che va oltre i confini del nostro orizzonte. Pensare, fermarsi e riflettere, non restare silenti.
Non rimanere indifferenti, avere la forza di esprimere il proprio pensiero, schierarsi. Eugenio Montale non si sottraeva al confronto ed aveva le idee chiare. Sul referendum del 2 giugno disse “Ritengo che la grande maggioranza degli elettori voteranno per la repubblica. … oggi voteranno «monarchia» soltanto i fascisti di ieri, che non erano, in quanto a numero, una maggioranza”. Pensieri che sembrano attuali anche su quali forze politiche avrebbero dovuto costituire l’ossatura della nuova Repubblica, “tutte le forze dei lavoratori e in specie quelle che sono rappresentate dai grandi partiti. Ma non alludo solo ai lavoratori del braccio. L’Italia non è fatta solo di operai e di contadini e gli italiani sono profondamente sensibili, anche in politica, a moventi d’ordine irrazionale. I grandi partiti … devono unire gli italiani in vista di un lavoro comune da compiersi, non già dividerli imponendo loro un credo o un’astratta mitologia che non tutti possono sentire”.
Nel 1967 Eugenio Montale è nominato senatore a vita dal presidente Saragat, in una intervista a Guido Vergani disse “siamo in un periodo di crisi. Non solo l’Italia: il mondo intero. Sulla nostra civiltà, soprattutto sulla civiltà europea si addensano grosse nubi. … C’è una piena sfiducia nelle organizzazioni. Tutto ciò che è organizzato è mafia, camorra, compromesso. Il clima è di diffuso pessimismo. Si parla dei partiti e l’opinione è che siano marci, delle chiese e si urla al disastro. … Il mondo sembra reggersi per forza d’inerzia, come un proiettile lanciato in un’aria senza forza di gravità”.
Ed oggi cosa direbbe.