Prospettive incredibili, scale impossibili, visioni a volte terrificanti. Bianco e nero a creare immagini sul mondo, su spazi, su luoghi.
Grafico e incisore nelle sue opere unisce più punti di vista creando quasi un’immagine tridimensionale. Geometria, matematica, fisica, dominano la sua ricerca, i suoi studi, lo sviluppo della sua tecnica.
Maurits Cornelis Escher e i suoi mondi impossibili, regolati da leggi sconosciute, incantesimi di immagini in cui tutto è possibile. Vortici di scale che si dividono, si diramano, si issano su supporti invisibili. Dopo i paesaggi italiani Escher sposta la sua attenzione sugli incastri geometrici che sviluppano prospettive, gli specchi convessi e i riflessi forniscono piani di lettura diversi e correlati. È un’arte ‘matematica’ e l’equilibrio è tutto nelle opere, manifesti di precisione. Ammirare le sue opere è perdersi nella geometria delle forme, perdersi nei piani prospettici, nessuna nuvola da seguire nel cielo, ma incastri che formano strutture, intarsi su litografie, come sviluppo di superfici.
L’artista olandese sorprende ancora l’osservatore con la precisione dei suoi mondi, in una serie di linee che si intersecano e operano come tratti d’unione su visioni di altri universi. Finestre sulla vita che si fondono in un’unica facciata. Strati che si sommano, si innalzano, si perdono negli spazi incastrandosi perfettamente tra l’irreale e l’impossibile, eppure semplice nella sua evidenza. È un’arte sapiente quella di Escher che governa le forme e le prospettive piegandole al suo interno volere, alla ricerca di un io interiore capace di superare la realtà esterna prospettando nuove possibili dimensioni.