Dopo giorni di piogge torrenziali, un caldo sole si affaccia sul litorale. Nel silenzio del mattino respirare azzurro è riempirsi di infinito.
San Vito di Polignano, ancora deserto il porticciolo, le barche capovolte sulle pietre. Lei, Angelica, il piccolo gozzo verde, legata al molo attende che la sua proprietaria decida di prendere il largo. La pescatrice solitaria ama affrontare l’azzurro con un verde speranzoso quello che da certezze sul futuro, motore al minimo per non disturbare, timone a seguire una rotta est-sud-est.
La terra vista dal mare è ciò che preferisce osservare nelle fresche giornate di sole. Non pesca pesci, lei. Pesca pensieri, li racchiude in piccoli vasi in vetro, ad ogni vaso una etichetta per una parola che le ricordi in seguito ciò che ha imprigionato. Si è imposta di non pescare mai più di tre pensieri per volta. La pesca di pensieri è un’arte impegnativa e costa non poca fatica. Perché i pensieri non appartengono alla sua mente, lei li prende all’amo nel momento in cui restano sospesi tra mare e cielo. A volte appartengono alle nuvole altre ai pesci, alle barche alle navi da crociera, ai coralli agli uccelli. Tre pensieri, solo tre per volta, di più è invadere spazi non propri, è rubare sapienza all’eternità. Non chiedetele quale sia il pensiero più interessante che abbia pescato, non vi risponderà ma nella sua collezione nella casa in cui vive un barattolo si nota tra gli altri, sull’etichetta c’è scritto addio. Addio la parola chiave di un pensiero che riuscì a prendere dopo un acquazzone che l’aveva sorpresa a sei miglia dalla costa. Una goccia che aveva lasciato una nuvola nel cielo scuro prima di immergersi nel mare si era lasciata andare ad una confidenza intima e lei la pescatrice non se l’era fatta sfuggire. Quella confidenza è in quel vaso per conoscerla occorrerà aprirlo e ascoltare con il cuore. Perché il pensiero è una sottile voce di un piccolo battito.