L’era digitale e neoliberista spinge il mondo ad una globalizzazione che isola ogni singolo individuo, eliminando il concetto di Altro.
Byung-Chul Han torna ad illuminarci con un saggio che ne traccia perfettamente contorni e derive.
“L’omnipervasiva rete digitale e la totale comunicazione digitale non facilitano l’incontro con gli altri…ci ingarbugliano in uno Io-nodo senza fine, e conducono in ultima istanza a “un’autopropaganda che ci indottrina con le nostre stesse idee” scrive il filosofo ne L’espulsione dell’Altro edito da Nottetempo e tradotto da Vittorio Tamaro.
Cita Walter Benjamin e i suoi concetti di traccia e aura per spiegare l’isolamento nel quale stiamo sprofondando.
“La società digitale della trasparenza priva il mondo di aura e mistero. Ipervicinanza e iperesposizione distruggono ogni lontananza auratica” dove, così come spiega Benjamin, “la traccia e l’aura. La traccia è l’apparizione di una vicinanza, per quanto possa essere lontano ciò che essa ha lasciato dentro di sé. L’aura è l’apparizione di una lontananza, per quanto possa essere vicino ciò che essa suscita”.
Collega tutto come i puntini di un gioco, da “L’imperativo dell’autenticità che genera una coazione narcisistica” alla mania dei selfie che “non è altro che il funzionamento a vuoto dell’io narcisistico rimasto solo. Di fronte al vuoto interiore si cerca invano di produrre se stessi, ma è solo il vuoto a riprodursi. I selfie sono le forme vuote del sé. La mania del selfie acutizza il sentimento di vuoto. Non è l’amor proprio a provocarlo, bensì l’autoriferimento narcisistico”.
E a chi ancora pensa che la globalizzazione, la rete, i click azzerino ogni distanza apre gli occhi con poche e precise parole “L’abolizione della lontananza con genera maggiore vicinanza, bensì la distrugge. Al posto della vicinanza sorge una totale assenza di distanza. Vicinanza e lontananza sono intessute l’una nell’altra, una tensione dialettica le tiene insieme. Questo consiste nel fatto che le cose sono animate proprio dal loro opposto, dall’Altro rispetto a loro stesse”.
Nell’espulsione dell’Altro, Byung-Chul Han ci spoglia ancora una volta da ogni effimera illusione con cui ci hanno avvolti.